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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Baronissi

Sparò e uccise l'ex socio a Baronissi, condanna definitiva a 16 anni

Da giorni, sono depositate le motivazioni con le quali la Cassazione ha dichiarato infondati i motivi della difesa. Nello specifico, veniva contestato l'esito di una perizia medico-legale, insieme ad una serie di testimonianze

Diventa definitiva la condanna per V.M. , il 61enne condannato per l'omicidio volontario e premeditato di Biagio Capacchione. I fatti risalgono al 27 dicembre del 2018. Da giorni, sono depositate le motivazioni con le quali la Cassazione ha dichiarato infondati i motivi della difesa. Nello specifico, veniva contestato l'esito di una perizia medico-legale, insieme ad una serie di testimonianze

La storia

Sullo sfondo la morte dell’amico, un tempo socio dell’imputato, Biagio Capacchione, imprenditore di 63 anni. La vittima fu attesa e poi colpita con due colpi di fucile in via Trinità, a Baronissi, nei pressi dell’abitazione della madre, che Capacchione era andato a salutare prima di recarsi a lavoro. Dopo aver sparato, V.M. fuggì, per poi essere rintracciato dai carabinieri di Mercato San Severino, in stato confusionale, sulle montagne di Fusara, diverse ore dopo i fatti. Era all’interno di un casolare. Secondo le indagini, tra l’imputato e la vittima vi erano stati rapporti lavorativi anni addietro, che si erano poi interrotti. Poco prima di morire, Capacchione sarebbe riuscito a fornire ai carabinieri, oltre che alla moglie, che fu la prima a soccorrerlo insieme al figlio, il nome del suo assassino. Durante l’interrogatorio di garanzia, l'imputato spiegò l’esistenza di una serie di difficoltà lavorative che avrebbe avuto nel gestire una commessa per la manutenzione di alcuni mezzi per un’associazione di volontariato. Parlò poi di un clima di dicerie, sulle quali non fu trovato riscontro. Il movente, insomma, non fu mai del tutto chiarito. Secondo l’accusa, l’imputato tese un vero e proprio agguato all’ex socio, ferendolo prima al torace e poi alla testa, di striscio. L’arma che utilizzò fu ulteriormente potenziata, con una canna dalla misura di trentadue centimetri e colpi calibro 12. Sul luogo del delitto l’uomo ci era giunto a bordo di una macchina, di proprietà di un cliente della sua officina. La condanna definitiva, ora, per lui è di 16 anni di carcere.

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