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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Battipaglia

Faida tra pastori a Battipaglia: 2 arresti, fu omicidio premeditato

I due indagati, raggiunti dal provvedimento cautelare emesso dal Gip del tribunale di Salerno, sono accusati di omicidio aggravato dalla premeditazione in concorso e porto e detenzione illegale di arma da fuoco

I carabinieri del Comando di Battipaglia hanno eseguito un provvedimento cautelare, emesso dal Gip del Tribunale di Salerno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di due persone indagate per omicidio aggravato dalla premeditazione in concorso e porto e detenzione illegale di arma da fuoco.

I particolari dell'operazione

Alle prime ore del mattino, i Carabinieri hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa nei confronti di due pastori dei colli picentini.  Nelle maglie della giustizia sono finiti i fratelli Nicola e Franco Di Meo, a carico dei quali è emerso un solido quadro accusatorio per aver preso parte all’agguato che il 23 aprile 2019, nelle campagne di Giffoni Sei Casali - zona Cerzoni, si concluse con l’omicidio di Domenico Pennasilico, attirato dai correi in una vera e propria trappola insieme al figlio Generoso (per il cui tentato omicidio nel settembre scorso è stato già tratto in arresto Bruno Di Meo, figlio di Nicola), con l’inganno di recuperare dei bovini di proprietà delle vittime artatamente dispersi. L’attività di indagine ha consentito di accertare che durante le due azioni di fuoco (omicidio e tentato omicidio) furono esplosi almeno 8 colpi da tre armi diverse, due fucili da caccia caricati a pallettoni e una pistola calibro 9, e che la vera e propria imboscata fu organizzata e premeditata nei minimi dettagli, conoscendo gli odierni arrestati abitudini e movimenti dei pastori. E' stato possibile inquadrare il movente nella forte acredine tra le famiglie Pennasilico – Di Meo legata alla spartizione delle aree di pascolo del bestiame, hanno anche dimostrato come i due arrestati abbiano fornito un alibi infondato, sconfessato dalle dichiarazioni testimoniali raccolte, dall’analisi dei tabulati dei loro cellulari e dalle intercettazioni ambientali e telefoniche.  

L'agguato

L’agguato, infatti, concise con la data della festa patronale della Madonna di Carbonara, molto sentita in quei luoghi, verosimilmente in quanto la presenza di molte persone nei pressi del santuario del posto e gli eventi in programma avrebbero potuto attestare falsi alibi (Bruno, infatti, dichiarò di aver fatto uso di armi in occasione del “tiro al caciocavallo”, evidentemente per giustificare l’eventuale presenza di polvere da sparo sui vestiti). Quanto all’esatta dinamica, la perizia medico legale ha confermato che Domenico Pennasilico è stato prima ferito ad una gamba e poi freddato da distanza ravvicinata, così come in parte rivelato dalla stessa vittima al figlio prima di morire, durante la sua ultima drammatica telefonata. 


 

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