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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Cava de' Tirreni

"A Cava ci fu accordo tra camorra e politica", dopo assoluzione l'Antimafia presenta appello

I magistrati della Dda hanno impugnato il provvedimento emesso nella scorsa estate al termine del dibattimento chiedendo il riconoscimento della sussistenza del clan riferito al boss Dante Zullo

Camorra e politica a Cava, la Procura Antimafia ha presentato appello contro la sentenza di primo grado del tribunale di Nocera Inferiore che escludeva le accuse di associazione camorristica e scambio elettorale politico-mafioso: I magistrati della Dda hanno impugnato il provvedimento emesso nella scorsa estate al termine del dibattimento chiedendo il riconoscimento della sussistenza del clan riferito al boss Dante Zullo, riconosciuto quale personaggio di riferimento della cosca omonima, e in particolare l’esistenza del patto elettorale riferito all’ex vicesindaco Polichetti, con l’episodio dell’organizzazione della festa della pizza richiamato nei dettagli.

I motivi del ricorso

La procura distrettuale elenca il rapporto di intimidazione di Zullo e dei suoi accoliti testimoniato dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia G.S., dalle presunte vittime di azioni estorsive e dal controllo del territorio, con episodi in grado di testimoniare la capacità di influenza e l’assoggettamento riferito al gruppo criminale, che per i magistrati resta un'associazione a delinquere con tutti i crismi del clan. Il ricorso punta sulla sussistenza della consorteria mafiosa, e di conseguenza richiama l’accordo politico elettorale, così come sull’accordo e sullo scambio delle promesse nella fase precedente alle elezioni, in ragione «della particolare qualità del soggetto che promette la campagna di reclutamento, in grado di esercitare un condizionamento diffuso fondato su prepotenza e sopraffazione, e l’accorso si realizza proprio perché entrambi i contraenti sanno e vogliono avvalersi della forza di intimidazione mafiosa in virtù della quale quel voto si è ottenuto», così come spiegò una pronuncia della Corte di Cassazione del 2018.

Gli imputati

Dante Zullo è ritenuto «criminale di lunghissimo corso,, condannato per associazione nel 1992, inserito in contesti collegati alla criminalità organizzata, indicato da due collaboratori come referente del traffico di droga a Cava, nonché come numero uno della criminalità metelliana». Questo aspetto viene richiamato nell’appello rispetto alla questione della consapevolezza, per un soggetto come Enrico Polichetti, «che da almeno quattordici anni era attivo nella politica cittadina ricoprendo incarichi istituzionali elettivi, e dunque, per ragione del suo mandato elettorale, aveva ampie possibilità di relazione e conoscenza sulla presenza e sugli accadimenti della città». L’appello presentato riguarda tredici persone.

Il primo grado

In primo grado erano cadute le accuse di associazione mafiosa e scambio elettorale: con assoluzuone disposta per l’ex vicesindaco Enrico Polichetti e il funzionario Trapanese. Venti furono gli anni di carcere inflitti a Dante Zullo, così come condanne erano state decise anche per i suoi familiari. Il collegio del tribunale nocerino aveva cancellato le imputazioni contestate dalla Dda per le presunte connivenze legate alla festa della pizza, in particolare, e al sostegno elettorale ipotizzato dal gruppo Zullo per lo stesso vicesindaco nella campagna elettorale del 2015. Non era stata riconosciuta l’esistenza di un qualsivoglia patto tra pezzi di amministrazione, in particolare il vicesindaco del tempo Polichetti, e il clan, escludendo ogni ipotesi di connivenza.

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