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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Cava de' Tirreni

Estorsione ed usura del clan Zullo, tre persone condannate in via definitiva

In questo processo, con le motivazioni depositate di recente, il capo individuato era Dante Zullo, il boss inquadrato da una sentenza d’Appello rispetto alle vicende di connessioni con la politica, anche, e l’egemonia criminale portata avanti con i crismi della cosca di camorra

Ricorsi inammissibili quelli dichiarati per tre imputati di Cava, per dei singoli casi di estorsione. Così i giudici di Cassazione hanno confermato la sentenza per tre cavesi. Il primo, ritenuto colpevole per 11 anni e 6 mesi ed il secondo a sette anni, così come il terzo.

Il processo

Il processo riguardava imputazioni di usura ed estorsione, con vicende inquadrate in leasing, con una prima ulteriore contestazione per altri soggetti ricollegati di intestazione fittizia di beni. L’operazione del 2017 individuò illeciti diffusi nell’ambito economico a carico del gruppo degli Zullo, con a capo Dante, con il sequestro delle quote societarie oggetto del processo e anche di cambiali, assegni, orologi e altri beni di valore, con indagini portate avanti dalla Dia di Salerno. In questo processo, con le motivazioni depositate di recente, il capo individuato era Dante Zullo, il boss ultimamente inquadrato da una sentenza d’Appello rispetto alle vicende di connessioni con la politica, anche, e l’egemonia criminale portata avanti con i crismi della cosca di camorra. Secondo le accuse, era proprio il "boss" ad adoperare  la sua statura criminale per coinvolgere nelle sue attività illecite le iniziali vittime dell'usura, come uno degli imputati, gestore e titolare di una pescheria a Cava, poi finito nel giro dei prestiti usurai per 6800 euro con tanto di interessi, con forniture di merce di pesce e della pretesa riparazione di un'auto. Secondo le indagini, Zullo incontrava persone e otteneva denaro, auto, cavalli e un garage, per un complessivo valore di 150mila euro. Nel sistema, le vittime erano costrette a intestarsi beni, mettendo a disposizione degli estorsori i conti correnti. I giudici hanno confermato le ricostruzioni in sede processuale, rigettendo le richieste di diversa competenza territoriale, così come le versioni delle vittime, ritenute credibili.

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