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Cronaca Cava de' Tirreni

Riciclaggio di soldi per conto di un clan, in 11 rischiano il processo

Il gruppo rischia il processo, con la richiesta di rinvio a giudizio per 11 persone presentate dalla Dda Antimafia

Il riciclaggio di 25mila euro di proventi di truffe informatiche in un negozio di Cava de’ Tirreni non sarebbe stato frutto di una minaccia o violenza ai danni della commerciante, ma una sua libera scelta. Questo quanto confermato in Cassazione, nel respingere il ricorso di uno degli imputati contro la misura cautelare, dopo giudizio del Riesame che aveva ricostruito quanto avvenuto in un negozio di abiti per cerimonie di Cava de’ Tirreni.

L'inchiesta

L’indagine riguarda il riciclaggio di 25mila euro provento di truffe informatiche messe a segno nel napoletano e riciclati a Cava de’ Tirreni, tramite l’intermediazione di alcuni nocerini, che avrebbero costretto una negoziante di Cava a ripulire del denaro attraverso una serie di operazioni. La negoziante, da quanto è emerso finora, per i giudici della Suprema Corte avrebbe ricevuto un compenso di 15% dall’operazione di riciclaggio e quindi si sarebbe determinata a farla in maniera autonoma e non sotto la minaccia che quei soldi erano del clan Mazzarella di Napoli. Nell'indagine, tuttavia, si racconta di come la donna fu poi aggredita e minacciata, successivamente, per non aver restituito parte del compenso ad alcuni indagati per quelle operazioni illecite. Il gruppo rischia il processo, con la richiesta di rinvio a giudizio per 11 persone presentate dalla Dda Antimafia, mentre la posizione della donna è stata stralciata.

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