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Cronaca Bellizzi

Bellizzi, chiude la Maccaferri: protesta degli operai, la vicinanza del sindaco

L'ira della Cisal Metalmeccanici, parla Gigi Vicinanza: "Chiusura dell'azienda indegna in piena pandemia. Confindustria e Prefettura uniscano le forze con i sindacati per salvare la maestranze". Intervento della deputata Bilotti

Dopo un anno e mezzo di lotta, cala il sipario sulla vertenza sindacale tra gli operai della Maccaferri di Bellizzi e la proprietà.  La parola fine è stata annunciata durante un incontro che si è svolto nella sede cittadina. “La chiusura della Maccaferri è irrimediabile”, ha spiegato il direttore commerciale dell’azienda.

La protesta e la solidarietà

Gli operai non mollano: in 32, chiedono un ripensamento e ieri hanno manifestato dinanzi alla storica officina che per anni ha dato lavoro a centinaia di persone. I sindacati hanno convocato un’assemblea in modalità telematica prevista nella giornata di mercoledì 17 marzo. Solidarietà è stata espressa dal sindaco Mimmo Volpe: “Sono al fianco dei lavoratori. Dobbiamo recuperare urgentemente il tavolo nazionale al Ministero delle Attività Produttive. Ho già comunicato al Prefetto la mia disponibilità. Li accompagnero nella vertenza non appena il Ministro darà le deleghe ai Sottosegretari. In Emilia Romagna stanno ricollocando tutti i lavoratori del gruppo Maccaferri”.

Il sindacato


"La chiusura dell'azienda Maccaferri in piena pandemia è inaccettabile. Prefettura e Confindustria uniscano le proprie forze per salvare le sorti dei lavoratori". Così Gigi Vicinanza, segretario generale della Cisal Metalmeccanici Salerno, interviene sulla ennesima crisi del lavoro in provincia. "La Maccaferri è la storia dell'industria salernitana per antonomasia. Un'intera comunità, come quella di Bellizzi, si è costituita attorno a questa azienda. Vederla chiusa in videoconferenza, in piena emergenza Covid-19, è uno scandalo. Ecco perché chiedo a Prefettura e Confindustria di unire le forze con i sindacati e attuare ogni misura per scongiurare i licenziamenti. Si verifichi anche se la proprietà della Maccaferri possa attuare una strategia del genere in un momento storico così complicato per l'economia mondiale".

La deputata Bilotti

"Sulla vicenda delle Officine Maccaferri di Bellizzi va fatta piena chiarezza: non si può chiudere uno stabilimento in videoconferenza e mandare sul lastrico 40 lavoratori senza prima percorrere altre strade e provare a trovare una soluzione". Lo afferma Anna Bilotti, deputata del Movimento 5 Stelle, all'indomani della decisione assunta dai vertici del gruppo imprenditoriale di chiudere la storica fabbrica salernitana. "La società non può semplicemente nascondersi dietro la crisi economica ed epidemiologica per liquidare dalla sera al mattino l'azienda di Bellizzi, ma deve spiegare e argomentare a dovere nei luoghi deputati – aggiunge Bilotti - In questa vicenda ci sono troppi aspetti ancora da chiarire, che ho evidenziato a più riprese nei mesi scorsi e riportato anche in Parlamento con atti ufficiali. Non si capisce, per esempio, come si possa liquidare con tale facilità un'industria all'avanguardia in un settore, quello del dissesto idrogeologico, assolutamente strategico nella nostra regione, nel nostro Paese e non solo. E ancora, non si capisce per quale motivo, in una fase di concordato lunga mesi, l'asset più pregiato del gruppo Maccaferri non sia stato oggetto di un nuovo piano industriale che tenesse conto di questo contesto strategico. Eppure il Governo Conte, sul fronte del dissesto idrogeologico, ha stanziato un fiume di risorse: sono disponibili ben 11 miliardi". Non a caso, la parlamentare salernitana M5S aveva sollecitato e ottenuto la convocazione di un tavolo al Ministero dello Sviluppo economico, poi “congelata” a causa della crisi di governo. "Ma la vicenda non si è certo chiusa – spiega Bilotti – Stiamo attendendo il conferimento delle deleghe al Mise per calendarizzare al più presto il tavolo ministeriale, in modo da porre alla proprietà tutti gli interrogativi rimasti senza risposta. Va fatta assolutamente chiarezza, in primo luogo sul futuro dei lavoratori ma anche sulle reali motivazioni di una chiusura assolutamente sconsiderata. La vertenza è soltanto all'inizio".


 


 

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