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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Caso Crescent, il sindaco De Luca in Procura: l'interrogatorio

Emergono particolari sull’interrogatorio reso in Tribunale proprio da De Luca ai pubblici ministeri Rocco Alfano e Guglielmo Valenti, come riportato da Metropolis

Mentre si attendono sviluppi nell’inchiesta sul Crescent (la richiesta di rinvio a giudizio per 26 indagati, sindaco incluso, o l’archiviazione), emergono particolari sull’interrogatorio reso in Tribunale proprio da De Luca ai pubblici ministeri Rocco Alfano e Guglielmo Valenti. Come riportato da Metropolis, “la materia è molto complessa e quindi non so rispondere a domande in riferimento a questioni tecniche e urbanistiche”, dice De Luca ai sostituti procuratori prima ancora che il Crescent (e piazza Libertà) finisse sotto sequestro. “Avevo immaginato un modello stile Barcellona, sviluppatosi all’epoca delle Olimpiadi, e siamo partiti proprio da Santa Teresa, area demaniale, per realizzare questo disegno. Un piano particolareggiato perchè d’interesse del Comune e il fatto che alla fine si venda ai privati nulla toglie all’intervento del Comune”.

De Luca risponde, poi, sulla correttezza degli atti: “le opere sono state preparate con atti amministrativi corretti preparati dagli uffici comunali ”, afferma esibendo - tramite l’avvocato difensore Paolo Carbone - la missiva a sua firma del verbale di conferenza di servizio del marzo del 2007 presso la Capitaneria di Porto di Salerno. “Il riferimento è alle opere di urbanizzazione realizzate a tutti i servizi esistenti sotto l’area e alle varie demolizioni, nonchè all’area di parcheggio di 300 posti auto ricavati esattamente al posto delle demolizioni (le famose Chiancarelle, ndr)”. Poi passa dal mancato accordo con Bohigas “perchè chiudeva la prospettiva del mare e della Costiera amalfitana” e del disegno - poi realizzato - da Riccardo Bofill. “Con il suo intervento sono iniziati i vari passaggi amministrativi”. Ancora, circa l'autorizzazione paesaggistica: “Su questo non posso rispondere, è passato molto tempo, trattandosi di una procedura che risale al 2006. E per quanto riguarda il soprintendente Zampino so di conoscerlo ma non ricordo quando ci siamo incontrati. Lui ha fatto un lavoro di coordinamento e di contatto per la Urban Center. E devo aggiungere che alla aministrazione è parso corretto prendere in riferimento una figura istituzionale per la responsabilità del predetto progetto”. E Villani della Soprintendenza? “Non ricordo in quale occasione l’abbia conosciuto e non so se abbia avuto un ruolo specifico nella procedura. In relazione alla fase di permessi non posso riferire nulla”.

Si legge sul quotidiano: Poi passa a spiegare la procedura di sdemanializzazione dell’area di Santa Teresa e gli incontri avuti con uno dei dirigenti romani dell’Agenzia del Demanio, l’ingegnere Paolo Maranca, che dice di ricordare “per la sua impostazione eccessivamente formale”, dal momento che il dirigente chiese il parere dell’Avvocatura generale dello Stato. De Luca, invece, aveva bisogno di affrettare i tempi. “L’esigenza di accelerare l’iter era dettata dal fatto che bisognava creare lavoro per la città di Salerno e dare una possibilità di sviluppo in un momento di grave crisi. E la priorità era quella di cocostruire le opere come piazza Libertà e il Crescent: per il subcomparto 1 e la trasformazione suburbana dovevamo avere solo un equilibrio su tutto lo standard. L’idea dei subcomparti è nata dal fatto di accelerare gli iter procedurali ma di rispettare anche gli equilibri e noi ci siamo mossi sempre sulla base delle priorità e sull’esigenza di attuare una trasformazione urbana”. Nell’inchiesta sono indagati anche i Rainone. “Nessun privilegio, non so come abbia potuto favorire gli imprenditori su una basa di un’asta pubblica. Faccio inoltre presente che nel 2007 è risultato faticoso trovare privati interessati alla questione. Sui due Rainone, poi, ho un rapporto di semplice conoscenza. Non ricordo, in particolare, se mi sono rivolto a loro per avere un rapporto di collaborazione con la Salernitana Calcio quando la gestione era di Antonio Lombardi. In quel periodo l’appello era rivolto a tutti gli imprenditori della città”, dice rispondendo ai pm. Infine sul Jolly Hotel. “Ricordo che l’area dell’albergo ha avuto quali proprietari più società riconducibili prima a Chechile e poi a Roversi che hanno complicato la procedura perchè allo stato i privati non stanno intervenendo. Con il proprietario Dattilo costruzioni non ricordo di avere avuto rapporti istituzionali o personali”, ha concluso il sindaco.

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