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Cronaca

Estorcevano denaro agli imprenditori: 5 arresti nella Piana del Sele

Contestualmente i militari dell'Arma di Battipaglia ed Eboli hanno eseguito diverse perquisizioni locali e domiciliari in vari comuni della zona sud della provincia di Salerno

Nuova vasta operazione contro il dilagante fenomeno dell’estorsione mafiosa nei comuni della Piana del Sele. Questa mattina, infati,  i carabinieri sono intervenuti nei comuni di Pontecagnano Faiano, Montecorvino Pugliano, Eboli  e Campagna per eseguire un provvedimento di custodia cautelare in carcere emesso dal GIP presso il Tribunale di Salerno, emesso a seguito di conforme richiesta della Direzione Distrettuale della Procura della Repubblica di Salerno, nei confronti di 5 indagati, ritenuti responsabili a vario titolo, dei reati di lesioni personali aggravate, danneggiamento a seguito di incendio, rapina, estorsione e detenzione illegale di armi comuni da sparo, tutto aggravato dal metodo mafioso). Il tutto è partito dopo la denuncia di alcuni episodi estorsivi particolarmente efferati perpetrati ai danni di cinque imprenditori della Piana del Sele, tra il marzo 2014 e il giugno 2016.

Le investigazioni hanno consentito di raccogliere le prove sulla responsabilità dei cinque uomini  che fondavano la propria capacità intimidatoria nel solco della pericolosità criminale dello storico clan camorristico “Pecoraro-Renna” da sempre radicato nella Piana del Sele. Destinatari del provvedimento cautelare sono Sergio Bisogni (47enne di Montecorvino Pugliano,) e Francesco Mogavero (37enne di Pontecagnano Faiano), considerati i mandanti e organizzatori delle estorsioni; Maurizio De Martino (27enne di Pontecagnano Faiano), Sergio Rainone (40enne di Mercato San Severino, di fatto domiciliato ad Eboli) e Francesco Sessa (28enne di Campagna), quali materiali esecutori della stessa. Tutti sono stati tratti in arresto in ordine per una pluralità di gravi richieste estorsive avanzate nei confronti di imprenditori di Eboli, Pontecagnano, Salerno e Campagna, operanti in diversi settori economici (un promoter finanziario, un imprenditore edile, due imprenditori titolari di importanti società attive nel commercio dei prodotti orto-frutticoli della Piana del Sele, il titolare di una società attiva nel noleggio di apparecchiature slot machine e video-giochi).

GLI EPISOSI CONTESTATI - Le indagini hanno consentito di individuare i dettagli con cui i disegni criminosi venivano posti in essere e i metodi coercitivi particolarmente violenti con cui gli indagati cercavano di costringere le vittime ad adempiere alle richieste estorsive. Ad esempio, per convincere A.M, imprenditore edile di Salerno impegnato in alcune opere di costruzione e ristrutturazione privata nel comune di Pontecagnano (per un valore di circa 400 mila euro), a “mettersi a disposizione” dei sodali versando significative somme di danaro per “poter lavorare tranquillamente”, gli indagati gli incendiarono prima un autocarro parcheggiato in un cantiere (il 26 gennaio 2015) e, a distanza di poco tempo, appiccarono il fuoco nel giardino della sua abitazione (il 24 marzo 2015), dove rimase interamente distrutta l’autovettura di proprietà dell’imprenditore. Nei loro obiettivi vi era anche il controllo del redditizio settore del trasporto su gomma dei prodotti ortofrutticoli di alcune aziende della Piana del Sele. Significativa, al riguardo, la violenta aggressione perpetrata ai danni di G.P., responsabile della logista di un’azienda agricola di Pontecagnano Faiano, avvenuta il 2 aprile 2015 (nell’occasione il malcapitato, colpito ripetutamente con spranghe di ferro, riportò la frattura di entrambe le gambe), mentre la vittima era intenta a prelevare una somma di danaro presso uno sportello bancomat della zona. Si trattava di un chiaro messaggio estorsivo al titolare della stessa ditta, finalizzato a destinare il trasporto su gomma degli ortaggi ad altra società, vicina agli interessi del clan.

Un ulteriore fatto riconducibile alle azioni estorsive poste in essere dagli indagati è quello perpetrato ai danni dell’imprenditore ebolitano R.B., titolare di un’azienda operante nel commercio su larga scala di prodotti agricoli ubicata nella Piana del Sele. In questo caso, la vittima è stata “avvicinata” lungo l’Sp30, mentre si trovava a bordo della sua autovettura. Ignaro di quanto potesse succedere, nel pomeriggio del 20 marzo 2015 l’imprenditore veniva affiancato da un’autovettura con a bordo due persone, una delle quali esplodeva alcuni colpi d’arma da fuoco sulla carrozzeria dell’auto, fortunatamente senza attingere la vittima che si trovava alla guida. Inoltre lo scorso mese di aprile gli indagati hanno contattato anche R.B., titolare di una ditta di Pontecagnano Faiano operante nel settore del noleggio di videogiochi e slot-machine, imponendogli di “mettersi a posto con gli amici di Pontecagnano "per evitare di “fare la fine degli altri”. Dopo il suo rifiuto, qualche giorno più tardi,  i malviventi gli fecero ritrovare, vicino all’ingresso della sua abitazione, una testa di maiale. Infine vi è anche  un episodio riguardante una  rapina - estorsione perpetrata ai danni di V.M., promotore finanziario di Campagna. In questo caso gli arrestati, a fronte di una mancata autorizzazione per l’accesso a un prestito da loro richiesto, decisero di rapinare il professionista (il 4 dicembre 2014, a Bellizzi) mentre si trovava a bordo della sua auto, sottraendogli anche il veicolo, che gli fu restituito solo a seguito del pagamento di 5mila euro (“cavallo di ritorno”).

LE INTIMIDAZIONI - Tutte le azioni estorsive descritte, poi, venivano accompagnate con minacce particolarmente incisive formulate dai sodali alle proprie vittime (“questo è solo un avvertimento, la prossima volta ti veniamo a prendere a casa…”, “ieri ti è andata bene, ma fino a quando?”) oppure alle persone che con le stesse avevano rapporti di stretta collaborazione. Le azioni intimidatorie, naturalmente, sarebbero proseguite fino al momento in cui la vittima avrebbe accondisceso alle richieste del gruppo criminale, chiara dimostrazione di un metodo delinquenziale connotato da elementi di tipo mafioso: una pericolosità tentacolare degli indagati sul territorio, sintomatica di una azione totalizzante da loro condotta per imporre la forza intimidatrice di tipica matrice camorristica, determinata al controllo  delle fiorenti economie del luogo, al fine di trarne redditizi profitti illeciti.

Per questo assume particolare rilievo la tempestiva risposta data dall’Ufficio del Gip del Tribunale di Salerno Pietro Indinnimeo alla richiesta cautelare formulata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Salerno sulla scorta degli elementi investigativi raccolti dall’Arma di Battipaglia e di Eboli, quale significativa azione di prossimità al cittadino e di tutela delle persone (nel caso di specie, imprenditori che hanno fornito piena collaborazione con gli inquirenti) più esposte al rischio concreto di significative ritorsioni da parte della criminalità organizzata. Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati rinchiusi nella casa circondariale di Salerno, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

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