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Cronaca

Inchiesta false Cig, Remo Criscuolo: "Non so più come mantenere la mia famiglia"

Remo Criscuolo, il sindacalista della Fisascat Cisl provinciale indagato nell’inchiesta delle False Cig scrive a Metropolis per raccontare il suo "dramma"

Remo Criscuolo, il sindacalista della Fisascat Cisl provinciale indagato nell’inchiesta delle False Cig (insieme al collega Mariano Santarsiere e al consulente del lavoro di Sarno, Claudio Pagano), scrive a Metropolis per raccontare quello che definisce un dramma. Dal 17 gennaio, giorno in cui sono scattati per lui i domiciliari (misura ridotta poi all’obbligo di dimora nel territorio comunale di Ebol), non ha più un lavoro e non riesce a mantenere la propria famiglia. Sospeso dalla Cisl chiede chiarezza ai vertici della Fisascat, per sapere come garantire un futuro alla sua bambina. "Ci tengo a precisare che non ho ricevuto nessun licenziamento. Ho solo subito una sospensione.Una cosa normale per quello che è accaduto a me. Ma mi sento maltrattato e tradito dal mio datore di lavoro, perché, come ho precisato e dimostrato, sono un dipendente e, quindi, sono un lavoratore e non un dirigente. Ho sempre fatto il mio dovere. Oggi subisco un comportamento pieno di demagogia e di tradimento", si legge sul quotidiano.

Secondo Criscuolo, i dirigenti del sindacato provinciale facevano finta di avere una forte considerazione di me, ma si sono
legati alle tantissime vertenze che ho seguito per farsi propaganda.
Rimasto senza stipendio, Criscuolo non riesce a mantenere la sua famiglia
: "E’ dura perché non tengo soldi nascosti, non posseggo proprietà e vengo, prima del mio contratto vero di assunzione, da un periodo lunghissimo di rapporto in nero e con un semplice contributo di 500 euro come ho dimostrato anche alla magistratura. Un piccolo sostegno adesso lo ricevo da mia madre, una pensionata di 76 anni. Riesco solo a dare da mangiare a mia figlia che per me è la cosa più importante". Se la Fisascat Cisl lo licenzierà, promette di impugnare il provvedimento: "Lo faccio prima per tutelare la mia famiglia e poi per la mia persona. Mi sono battuto con i denti per le competenze dei lavoratori". Sull'inchiesta, infine, si legge ancora su Metropolis: "Non mi ritengo né innocente né colpevole. Ho piena fiducia della magistratura e quindi non mi pronuncio. Ero legato da un rapporto amicale e affettivo con alcuni imprenditori, non di affari ma di una vera amicizia oltre decennale. Erano amici quotidiani i lavoratori e non sono mai stati maltrattati. Hanno sempre percepito ciò che era di competenza. Io non facevo il procacciatore di affari, non ho avuto mai compensi per intrecci e come ho dimostrato mi sono solo prodigato verso tutti e tutto. Dimostrerà che anche qualche procedura indagata non è firmata da me e molti imprenditori indagati avevano già rapporti con la Fisascat Cisl non creati dal sottoscritto".

"Io non cerco elemosina, ma voglio che siano rispettati i miei diritti. Spero che la commissaria della Fisascat Cisl Salerno, la segretaria Rosetta Raso, sia celere a prendere una decisione perché io non ho paura di niente e spero che la magistratura mi sblocchi la dimora così cercherò un lavoro. Aspetto il percorso giudiziario con serenità e presto preparerò un altro memoriale da sottoporre alla magistratura. Dalla Cisl al momento ho ricevuto solo tanti silenzi", ha concluso.
 

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