Camorra, contraffazione di polizze: coinvolta anche Salerno

"Ha detto che gli dobbiamo dare altre duecento polizze… che le deve dare ad Avellino… queste qua le ha date a Salerno... a riscuotere non ci è andato perché c’erano cinque, sei polizze in tutto": a parlare è Giovanni Di Bernardo, uno dei diciotto indagati nella maxi-inchiesta della Dda di Napoli su un lucroso business criminale sulla contraffazione di polizze assicurative. Lo riporta Julie News: tagliandi falsificati grazie a un software assai sofisticato a cui si accede solo tramite un server internet con sede in Arizona, negli Stati Uniti, e rivenduti tra Caserta, Avellino, Napoli e, appunto Salerno. Dove la gang, secondo quanto ha ricostruito il pm antimafia Cesare Sirignano, aveva intenzione di espandere il redditizio giro d’affari coinvolgendo anche concessionarie d’auto e rivenditori autorizzati.

Agli organizzatori dell’operazione, tutti più o meno riconducibili al clan dei Casalesi, una singola assicurazione arrivava a costare circa 5 euro. Il prezzo al pubblico era variabile: dai 20 ai 25 euro, fino a un tetto di 30. Secondo alcune stime, si parla di una forbice tra i 60mila e i 100mila euro al mese: in altre parole almeno un milione di euro all’anno. Che anche Salerno fosse una piazza “calda”, lo testimonia un’altra intercettazione sempre a carico di Di Bernardo. È al telefono con uno dei suoi uomini di fiducia, quando sfogliando il libro mastro dell’organizzazione lo informa di un precedente colloquio con un terzo soggetto: "Tu tieni centotrenta polizze ancora cariche, no.. perché ti servono queste duecento. Ha detto: no, io le devo dare ad uno di Salerno che le sta distribuendo, ha detto: ed ora le devo dare ad uno di Avellino".