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Sabato, 30 Marzo 2024
Cronaca

Una famiglia di vulcani nel Mar Tirreno: ecco la "catena del Palinuro"

Individuata nello studio di vulcanologi, geofisici e geologi marini, si estende da circa 90 chilometri a sud della costa di Salerno fino a 30 chilometri ad est della costa di Sangineto

Sono stati scoperti nel Mar Tirreno 7 nuovi vulcani sommersi che, insieme a quelli già noti, formano una catena lunga 90 chilometri. E' arrivato a queste conclusioni uno studio a firma Ingv, Istituto per l’ambiente marino costiero del Cnr e Geological and Nuclear Sciences (Nuova Zelanda), pubblicato su Nature Communications.

L'esperto

“Il Tirreno Meridionale è caratterizzato dalla presenza di numerosi vulcani. Alcuni sono emersi, come le Eolie. Altri sono sommersi, come il Marsili - spiega Guido Ventura, vulcanologo INGV e IAMC e coordinatore del gruppo di ricerca - Questa catena di vulcani recentemente individuata e descritta nello studio si estende da circa 90 chilometri a sud della costa di Salerno fino a 30 chilometri ad est della costa di Sangineto, in Calabria. La catena, definita del Palinuro, si estende in profondità da circa 3200 metri a 80 metri sotto il livello del mare. Questi vulcani rappresentano, nel loro insieme, un spaccatura della crosta terrestre dalla quale risalgono magmi provenienti dalle Isole Eolie, dal Tirreno centro-meridionale e dall’area compresa tra la Puglia e la Calabria”.

Lo studio

I dati raccolti mostrano che la dimensione dell’intera catena vulcanica risulta maggiore non solo di quella delle Isole Eolie ma anche degli altri vulcani sottomarini del Tirreno meridionale, compreso il Marsili. Durante le campagne oceanografiche sono stati raccolti dati batimetrici, magnetici e gravimetrici. Sono stati inoltre effettuati carotaggi e osservazioni del fondale marino con il ROV (Remote Operating Vehicle), un veicolo sottomarino pilotato da una postazione remota.

Il metodo

“La ricerca è iniziata con l’analisi di ogni singolo edificio vulcanico e si è conclusa con la modellazione dei dati geofisici e morfo-strutturali sull’intera struttura crostale”, ha aggiunto il ricercatore INGV Luca Cocchi, che ha curato lo studio insieme a Fabio Caratori Tontini del GNS la modellistica geofisica. “La ricerca è ancora all’inizio. La conoscenza della storia eruttiva di questi vulcani è ancora parziale e necessita di ulteriori dati e ricerche oceanografiche - ha concluso Ventura - Nonostante ciò, i risultati fin qui raggiunti rivoluzionano in parte la geodinamica del Tirreno e delle zone di subduzione nel mondo e aprono nuove strade non solo alla ricostruzione dell’evoluzione della crosta terrestre ma anche alla interpretazione e significato geodinamico delle catene vulcaniche sottomarine attive e degli archi insulari”.

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