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Cronaca Nocera Inferiore

"Difendiamo la sanità": flash mob degli operatori sanitari a Nocera

L'appuntamento è fissato il 2 novembre nel parcheggio antistante l'ospedale Umberto I. Alle ore 17.30, nel rispetto delle regole anti Covid e del distanziamento sociale, i camici bianchi si raduneranno per protestare

"Difendiamo la Sanità". Sarà questo lo slogan che animerà la protesta dei camici bianchi dell'ospedale Umberto I di Nocera Inferiore.

I dettagli

L'appuntamento è fissato il 2 novembre nel parcheggio antistante l'ospedale Umberto I. Alle ore 17.30, nel rispetto delle regole anti Covid e del distanziamento sociale, i medici si raduneranno per protestare e per tutelare la sanità pubblica.

Le strutture accreditate

Nel frattempo si registrano disagi e proteste anche nella sanità privata. La Cisl Funzione Pubblica ha tuonato attraverso il segretario provinciale Antonacchio. Si registra anche la reazione di Donato Salvato, segretario generale della Uil Fpl Salerno, Antonio Malangone, segretario provinciale della Sanità Accreditata per Uil Fpl Salerno, e Raffaele Albano, del coordinamento provinciale dei Medici per la Uil Fpl Salerno. Chiedono tutti chiarezza sul futuro delle case di cura private accreditate. “La nota emessa dalla Unità di Crisi Regionale del 25 ottobre scorso lascia a dir poco basiti per la generalità delle disposizioni che evidenzia. La Uil Fpl Salerno evidenza che la legge numero 27 del 24 aprile scorso, citata dall’Unita di Crisi, intende consentire alle Regioni di utilizzare il personale delle strutture private per l’emergenza Covid attraverso una rimodulazione o sospensione delle attività di ricovero presso le stesse. Ciò significa che, contestualmente, tale personale, con provvedimenti di cui non si ha alcuna contezza, dovrebbe essere assegnato per utilizzo  emergenza Covid. Abbiamo invece un provvedimento che si limita a sospendere le citate attività in assenza di un contestuale diverso utilizzo del personale. Ciò genera esclusivamente un danno all’utenza in attesa da tempo di prestazioni che non possono più praticare nelle strutture pubbliche e mette seriamente in discussione i livelli occupazionali dell’intero settore in conseguenza dell’inevitabile crisi finanziaria delle case di cura ed un ulteriore ricorso a forme di sostegno al reddito in un momento sociale ed epidemiologico. In questo delicato e drammatico momento, chi è preposto alla organizzazione adotti chiari e completi provvedimenti. Alla Regione chiediamo chiarezza”.
 

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