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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Fonderie Pisano, presentati nuovi esposti: "Indagate De Luca e Napoli"

Gli esponenti del Presidio Permanente tornano ad alzare il tiro, dal punto di vista giudiziario, contro le azioni messe in atto negli ultimi anni dalle istituzioni locali e dalla proprietà dell'impianto industriale

L' associazione Presidio Permanente ha presentato una serie di esposti contenenti possibili notizie di reato riguardanti le Fonderie Pisano. Sono sei le macroaree su cui si è concentrata l' attenzione dei componenti del Presidio, volte ad individuare le possibili responsabilità penali dei politici e dei funzionari che a vario titolo hanno avuto a che fare con la problematica relativa alle Fonderie. Nel mirino l’assenza del certificato di prevenzione incendi: “non risulta che, da parte dell' azienda, sia mai stata presentata richiesta di rilascio del certificato di prevenzione incendi”. Il presidio ritiene di dover far valutare alla autorità giudiziaria le “eventuali responsabilità da parte del comandante e dei funzionari dei vigili del fuoco che sembrerebbero essere rimasti inerti rispetto alla questione”; la mancata applicazione del potere di ordinanza da parte del sindaco dovuta all'assenza del certificato di prevenzione incendi: come indicato nella richiesta di sequestro preventivo del 24 giugno 2016 emessa dai procuratori Rinaldi, Polito e Guarriello, la mancanza di tale documento comporta un grave pericolo di incolumità pubblica e pertanto l'ex sindaco Vincenzo De Luca e l'attuale sindaco Vincenzo Napoli avrebbero dovuto applicare il potere d'ordinanza richiesto dall'art. 54 Comma 4 del Tuel. 3”; l’assenza dell’ autorizzazione comunale ai fini delle attività produttive: sembrerebbe che l'azienda non abbia nessuna licenza o autorizzazione per l'esercizio della propria attività; infatti, “sembrerebbe non essere stata effettuata comunicazione obbligatoria di inizio attività per industria insalubre ai sensi dell'art 216 del R.D. 1265/34”.

A dimostrazione di ciò gli esponenti del Presidio ricordano che in sostituzione del documento attestante tale comunicazione, le Fonderie Pisano, in fase di rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale, presentarono un certificato di agibilità di un capannone che ciononostante venne accettato dalla Regione Campania e dall'università del Sannio, incaricata di seguire il procedimento per conto dello stesso ente. “Pertanto – si legge nell’esposto - unitamente ai responsabili del settore attività produttive succedutisi negli anni, si ravvisano eventuali responsabilità dei sindaci in carica all'epoca dei fatti, tra cui l'ex sindaco  De Luca e l'attuale sindaco Napoli”. Non solo. Ma sotto la lente d’ingrandimento dei membri dell’associazione finisce anche il rilascio dell' Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia): “nell'ambito di tale procedimento risultavano obbligatori i pareri espliciti da parte dell'Arpac e del sindaco ai sensi degli artt. 216 e 217 R.D. 1265/34”. In particolare – sottolineano -  “il parere dell'Arpac è stato acquisito per silenzio assenso, fatto che sembrerebbe non ammissibile ai sensi dell'art. 14ter, comma 7 della legge 241/90; in merito al parere del comune, si rileva che detto parere sembrerebbe non conforme, in quanto sembrerebbe non esistere una valutazione ai sensi degli articoli sopra citati. Pertanto si ipotizzano eventuali responsabilità a carico di dirigenti e funzionari dell'Arpac e del comune intervenuti a vario titolo”.  

Chiarezza viene chiesta anche sui controlli nell'ambito sempre dell'Autorizzazione Integrata Ambientale: “nei due provvedimenti di sospensione dell'attività emessi dalla Regione Campania il 19 febbraio 2016 e il 16 maggio 2016, si ravvisano errate applicazioni di norme riguardanti il Testo Unico Ambientale, che hanno portato ad una sospensione anziché ad una chiusura immediata con contestuale revoca dell'Autorizzazione Integrata Ambientale. Pertanto sembrerebbero essere state commesse illiceità da parte dei firmatari dei provvedimenti”. Infine nel mirino finisce anche la presunta “mancata applicazione da parte del sindaco di Salerno e di Pellezzano dell'articolo 217 del Regio Decreto 1265/34: l'azienda infatti non risulta essere mai stata in possesso di autorizzazione all'emissione in atmosfera almeno dal 1988; nel corso dell'esercizio abusivo dell'attività, sono noti fin dal 1999 documenti da parte di Provincia di Salerno, Arpac, Noe, Polizia Municipale, unitamente a sentenze da parte dell'autorità giudiziaria, attestanti l'inquinamento ambientale riguardante le matrici aria, suolo, acqua e l'illecito smaltimento dei rifiuti. Tali informazioni erano e sono note alle amministrazioni e quindi ai sindaci dei comuni di Salerno e Pellezzano”.

Per questo gli esponenti del Presidio Permanente, nei loro esposti, pongono in evidenza che “la legge impone l'adozione di opportuni provvedimenti non lasciando alcuna discrezionalità”. “Si ravvisano quindi eventuali responsabilità da parte dell'ex sindaco De Luca, dall'attuale sindaco Napoli e del sindaco di Pellezzano Giuseppe Pisapia, per quanto riguarda quest'ultimo limitatamente al fatto di non aver impedito l'inquinamento dovuto allo scarico nel fiume Irno”.  Poi si augurano, alla luce dei fatti esposti e riferiti ai magistrati, che “si possa finalmente fare chiarezza sulle responsabilità di quanti hanno permesso, con il loro complice silenzio, una reiterata condotta abusiva e criminosa, fino a determinare situazioni connotate da immediato pericolo e danno per la salute pubblica e per l'ambiente”. E ritengono “inammissibile anche la sola ipotesi di un dissequestro dell'impianto, usando come scudo i lavoratori ed anteponendo ancora una volta il profitto della famiglia Pisano ai diritti degli stessi lavoratori e dei residenti” e “vergognoso che ancora una volta, in maniera scandalosamente demagogica, gli enti omettano di prendere atto dei crimini commessi fin dal principio dalla famiglia Pisano, non opponendosi all'ipotesi di concessioni di fondi pubblici, espressamente vietati a soggetti rinviati a giudizio e/o condannati”.

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