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Cronaca

Furti in casa da Napoli a Salerno: sgominata la banda di ladri, 13 arresti

Le indagini sono partite dopo il drammatico evento del novembre scorso, quando il vice brigadiere Emanuele Reali, impegnato nell’inseguimento di un ladro che era sfuggito alla cattura, fu investito ed ucciso da un treno a pochi metri dalla stazione

Una banda composta da tredici ladri (tra cui due donne), specializzata in furti in abitazioni, è stata sgominata, questa mattina, dai carabinieri di Caserta. Le indagini sono partite dopo il drammatico evento del novembre scorso, quando il vice brigadiere Emanuele Reali, impegnato nell’inseguimento di un ladro che era sfuggito alla cattura, fu investito ed ucciso da un treno a pochi metri dalla stazione ferroviaria di Caserta.

I nomi

I furti e le rapine di cui sono accusati sono stati consumati a Caserta, Napoli e Salerno tra il 13 luglio ed il 6 novembre 2018.  Per un totale di 17 colpi (riusciti o tentati).In manette sono finiti Salvatore Salvati, 44 anni di Napoli; Pasquale Reale, 33 anni di Napoli, Pasquale Attanasio, 25 anni di Napoli; Cristian Pengue, 21 anni di Napoli; Salvatore Esposito, 30 anni di Napoli; Salvatore Garofalo, 34 anni di Napoli; Anna Artuso, 31 anni di Napoli; Tiziana DI Biasi, 45 anni di Napoli; Patrizio Salvati, 38 anni di Napoli; Rocco Tomaselli, 29 anni di Napoli; Marco Scamardi, 28 anni di Napoli; Pasquale Iorio, 30 anni di Napoli.

L’operazione

Le indagini si sono svolte con i tradizionali metodi di osservazione, pedinamento e con intercettazioni, consentendo, in tal modo, di acquisire solidi elementi rispetto al modus operandi dell’associazione criminale, che è stata capace di agire partendo dal Rione Traiano di Napoli per andare a commettere furti oltre che nel capoluogo di regionale, anche nel Casertano e in provincia di Salerno. Le vittime da derubare venivano selezionate, attraverso sopralluoghi, tra i condomini con appartamenti dotati di portoncini con serrature a cilindro di tipo “europeo”; localizzato l’obbiettivo, alcuni membri della banda parcheggiavano le automobili già pronte per la fuga e posizionavano i “pali”, dotati di radio ricetrasmittenti per le comunicazioni; gli altri componenti, invece, si recavano presso le abitazioni, dopo essersi assicurati che i proprietari non vi fossero citofonando ripetutamente e ad intervalli di tempo brevi. Una volta sicuri dell’assenza dei proprietari, i banditi entravano negli appartamenti utilizzando le caditoie dell’acqua ed introducendosi dai balconi forzando le serrature con chiavistelli, cacciaviti, chiavi inglesi da meccanico modificate, chiavi bulgare. Gli attrezzi, che custodivano all’interno delle vetture parcheggiate nelle vicinanze, venivano portati dai complici a coloro che si trovavano davanti alla porta da scassinare. Una volta portato a termine il furto, i malviventi si dileguavano a bordo di almeno di autovetture, prese a noleggio, per poter eludere il successivo controllo delle forze di Polizia, potendo contare su strutture dell’associazione, nelle quali si nascondevano gli autori materiali dei furti. La refurtiva variava a seconda dell’obbiettivo: i gioielli ed i monili in oro erano il target preferito dalla banda, in quanto facilmente monetizzabili attraverso i ricettatori. Ma non disdegnavano anche elettrodomestici come aspirapolveri o robot da casa.

Il bottino

L’operazione dei militari dell’Arma, che è riuscita ad impedire che altri furti venissero portati a termine, ha anche consentito di scoprire, dalle conversazioni intercettate degli indagati, come in soli tre mesi avessero guadagnato 280.mila eurolavorando di giorno e di notte”.

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