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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Nocera Inferiore

La gestione di un parco giochi a Nocera dietro le sparatorie di settembre

Le nuove rivelazioni dell'indagine "Un'altra storia" condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia di Salerno. Alla gambizzazione di Marco Iannone, seguirono poi nuove sparatorie contro elementi di un secondo gruppo, ritenuto "rivale"

Tutto per la gestione di un parco giochi. E per continuare quell’attività di spaccio interrotta da soggetti ritenuti “rivali”. Eccola la ragione che avrebbe dato inizio alle sparatorie di settembre tra Marco Iannone e Antonio De Napoli, i due giovani indagati dall’Antimafia e coinvolti in una fase successiva nel blitz «Un’altra storia». La circostanza è illustrata nelle informative depositate al Riesame di Salerno, ora in mano ai legali difensori. La ricostruzione dei carabinieri, fatta da fonti confidenziali e ascolto di intercettazioni ambientali e telefoniche, parte dal 28 agosto scorso, quando Iannone parla di un problema avuto "sulle palazzine" - il quartiere di Piedimonte - con alcune persone. Si arriva al 4 settembre, giorno nel quale lo stesso viene ferito alla gamba con un colpo di pistola. Un episodio che farà da preludio ad una pioggia di fuoco nei giorni successivi, prima a ridosso dell’abitazione dei fratelli De Napoli e poi nei pressi di un circolo a Corso Vittorio Emanuele. In quel parco in via Cupa del Serio gli inquirenti riferiscono che Antonio e Marco De Napoli si sarebbero "imposti"  nella gestione del parco per «poter effettuare lo spaccio per conto dei fratelli Cuomo (Michele e Luigi, ndr)». Un’azione che andrebbe in contrasto con lo spaccio che lo stesso Iannone avrebbe gestito in precedenza con Mario Tortora (entrambi finiti in carcere per l’agguato di ottobre fuori alla palestra Pentaworld).

Gli inquirenti raccolgono i contenuti di dialoghi intercorsi tra Antonio De Napoli (che finirà in carcere per violazione della misura di sorveglianza) e i familiari, insieme a quelli tra le famiglie dei due coinvolti. Alcuni passaggi, per la procura, sono prove schiaccianti. «Io me ne sono fuggito, che ne sapevo che dovevo chiamare, in quel momento ho avuto paura», dirà De Napoli dopo aver sparato presumibilmente a Iannone. Il giorno dopo, proprio Iannone insieme al cugino Mario Sarno (ipotesi investigativa) si vendica sparando sulla porta del domicilio dove vivono i De Napoli con la famiglia. Questi alcuni degli estratti che i carabinieri registrano tra le due famiglie: «Stava sparando a me! In faccia, che c’entro io, tu ti sei appiccicato con mio figlio, con me non te la devi pigliare! Mo adesso vanno a pigliare pure a lui! Il motivo non lo so, o perché tenevamo in gestione il Parco giochi giù, non lo so»; «Stiamo facendo la guerra dei poveri; Pure fuori al portone mio sono venuti a sparare; Per un parco giochi, per venti euro». Quel giorno, i carabinieri rinvennero nella palazzina delle garze insanguinate (collegate al ferimento di Iannone del giorno prima). Le indagini proseguono.  

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