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Cronaca

Inchiesta sulla Regione, il giudice Scognamiglio: "Non parlavo in codice"

Il magistrato napoletano, indagato insieme a De Luca e ad altre persone dalla Procura di Roma, prova a difendersi dopo la diffusione di numerose intercettazioni telefoniche che la coinvolgono

Il giudice Anna Scognamiglio prova a smentire un suo coinvolgimento nell’inchiesta giudiziaria che, ormai da diversi giorni, si sta abbattendo sulla Regione Campania e sul suo presidente Vincenzo De Luca. Il magistrato napoletano, in una lunga nota, chiarisce la sua posizione rispetto ad alcune intercettazioni uscite nei giorni scorso. “L’intercettazione pubblicata su tutti i giornali secondo la quale, subito dopo la decisione su De Luca, avrei detto a mio marito: “E’ fatta!”, non risulta essere agli atti della Procura di Roma ed è, comunque, non rispondente al vero”. Poi ricorda di aver già precisato, anche, “che una seconda conversazione (anch’essa divulgata sulla stampa) secondo la quale mio marito mi avrebbe comunicato quali dei possibili incarichi gli sarebbero stati conferiti, non può essere intercorsa con me poiché, quel giorno, mi trovavo in Puglia con i miei figli, ma piuttosto con mia cognata, che si chiama anche essa Anna e che effettivamente poteva trovarsi in barca a Ponza”. 

Poi spiega anche l’ultima conversazione apparsa sui giornali considerata molto importante ai fini dell’indagine: nella stessa lei chiede a mio marito, Gugliemo Manna, anch’egli indagato, che si trova ad Avellino, cosa abbia fatto con il “preside”, se ha ricevuto “il nulla-osta” e se ha una dichiarazione di “disponibilità” ricevendo dallo stesso risposta affermativa con il contestuale invito a recarmi il lunedì successivo ai Salesiani”. “Poiché il linguaggio usato sarebbe criptico, in quanto nasconderebbe un fattivo interessamento alla sorte della sua auspicata nomina a manager; il “preside” si dovrebbe identificare in chi aveva il potere di conferirgliela, mentre il “nulla-osta” e la “dichiarazione di disponibilità” si riferirebbero alle garanzie dategli o promessegli: in definitiva vi sarebbe la prova della mia complicità poiché, in sostanza, si insinua che io chiedevo tali notizie a mio marito, proprio mentre era in corso l’udienza, allo scopo di poter modulare la decisione in modo favorevole o sfavorevole a De Luca a seconda delle garanzie che nel frattempo gli venivano fornite in ordine alla sua nomina”.

“Sono – sottolinea il giudice Scognamiglio – ovviamente allibita di una tale interpretazione e preciso al riguardo che: mio figlio Gianluca è stato iscritto al liceo dei Salesiani del Vomero nell’anno scolastico 2014/2015 ed è stato bocciato per il passaggio al terzo liceo; fu così che decisi di fargli cambiare scuola tentando di iscriverlo al liceo Mazzini; per operare tale passaggio, come da prassi, era necessario acquisire sia la “disponibilità” della scuola di destinazione sia il “nulla osta” di quella di provenienza; vi erano delle difficoltà amministrative per tale passaggio e fu, perciò, che di detta vicenda me ne occupai unitamente a mio marito con la finalità di risolvere la cosa prima dell’inizio delle ferie e quindi entro il mese di luglio; la terminologia da noi usata nella conservazione non è, quindi, affatto “criptica”, ma era relativa ad un problema che era effettivamente esistente”.  A tale “disponibilità” doveva poi seguire, come si evince dallo stesso certificato, il “nulla osta” dei Salesiani; da sottolineare che tale certificato reca proprio la data del 17 luglio”. 
 

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