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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Licenziamenti a La Città, Gigione non molla la penna: il suo "diario di bordo" diventa social

Gigi Amati cogliendo l'occasione che i social offrono, ha iniziato a scrivere un "diario di bordo", attraverso ironici e sentiti post sul suo profilo Facebook

"Buongiorno a tutti, mi chiamo Gigi, all'anagrafe Luigi, Gigione per tutti gli altri usi consentiti, e da un giorno ho smesso di lavorare. Non l'ho deciso io, ma comunque era una forma di dipendenza e allora eccomi qui all'appuntamento dei giornalisti anonimi". Lo ha scritto Gigi Amati, noto giornalista salernitano, tra i 13 professionisti del quotidiano La Città licenziati il 12 febbraio, con un colpo di spugna, dalla società che aveva rilevato il giornale dopo la cessione del Gruppo L'Espresso.  Insieme ai suoi colleghi, è stato messo letteralmente alla porta, Amati, a seguito dello sciopero indetto per protestare contro i primi 4 licenziamenti recapitati ai giornalisti della testata salernitana (di cui due sindacalisti ndr): dopo aver trovato la sede della redazione sbarrata, i dipendenti hanno ricevuto l'avviso dei licenziamenti collettivi avviati a seguito dello scioglimento anticipato della società, messa in liquidazione. Una doccia gelata che ha scosso l'intero mondo dell'informazione e che ha portato il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, Ottavio Lucarelli, a parlare di emergenza nel Mezzogiorno.

L'idea

Al di là di ogni attestato di stima e solidarietà, giunto da colleghi, sindacati, associazioni e dalla società civile tutta, Gigione, in attesa di sperabili svolte positive rispetto alla sconcertante vicenda, non ha inteso lasciare la penna neppure per un giorno. Così, cogliendo l'occasione che i social offrono, si è seduto dinanzi al pc ed ha iniziato a scrivere un "diario di bordo", attraverso ironici e sentiti post sul suo profilo Facebook, per condividere con tutti gli interessati i suoi giorni da giornalista non occupato. Tra una riga e un'altra, impregnate di carica satirica, amarezza e denuncia, dunque, Gigione continua a tener alta l'attenzione sulla vicenda subita dai colleghi de La Città, attirando innumerevoli like e consensi da parte di tutti coloro che, nonostante tutto, continuano a leggere i suoi testi. Riportiamo, di seguito, i primi tre giorni del "diario" di Gigione: da leggere tutti d'un fiato.


LA CITTÀ DOLENTE -GIORNO UNO

Giorno uno, come per ogni inizio vanno regolati un paio di orologi, da quello biologico a quello organizzativo. Ricordarsi che è meglio non arrivare in garage prima di renderti conto che non devi prendere l'auto per andare al lavoro: un lavoro non ce l'hai più, rassegnati, l'ha deciso qualcun altro al tuo posto, come a miss Italia o a masterchef: per te, "la Città" finisce qui: e giù applausi dal pubblico pagante.

Deve essere stato, fra gli altri, quel tale che in un'intervista che gira in Rete (è proprio vero che il web è il regno del peggio del peggio del peggio ), senza che gli scappi da ridere sostiene che "la Città" l'abbiamo chiusa noi giornalisti. Ricordarsi di mettere a fuoco dov'era quel tale e i suoi padroni nei vent'anni in cui il giornale ha conquistato il mercato; e ricordarsi anche di farsi spiegare il miracolo di come abbiano fatto a distruggerlo in poco più di due anni.

Ricordarsi di ricordare che da oggi il primo piano non sono pagina 2 e 3 del quotidiano, il cosiddetto paginone con l'argomento giudicato principale della giornata, bensì il piano fra il secondo e il piano terra, quello dove inevitabile come la pioggia quando non hai l'ombrello, appare dall'interno 5 la signora De Santis che ti urla: dottò, ma ch'è succiess', hanno chiuso 'o giurnal'? L'aggio vist ' proprio mo' 'ncopp' ainternèt.

Ricordarsi di rimuovere dal pianerottolo i cocci della tua privacy infranta.

Ricordarsi a tal proposito di preparare un cartello con su scritto "sono stato licenziato, da oggi sono disoccupato" e di appenderlo al collo: servirá a non perdere tempo quando incontrerai qualcuno che ti conosce. (1-continua, almeno spero)

LA CITTÀ DOLENTE -GIORNO 2

Giorno due: in principio fu il verbo, ma il seguito è stata ben poca cosa: ben presto si sono persi anche aggettivi e sostantivi ed è stato l'inizio del caos. Oggi pomeriggio il portiere del mio palazzo vedendomi entrare nell'androne mi ha chiesto chi fossi e dove andassi: i nostri diversi orari mattutini e serali ci hanno con tutta evidenza resi estranei, però scoprirlo nella circostanza del mio secondo giorno da licenziato, non è stato esattamente piacevole.

Ricordarsi di scendere da casa e rientrare solo negli orari di chiusura della guardiola. O, in caso contrario, di sopportare stoicamente il probabile interrogatorio.

Passando davanti al fruttivendolo, ho ascoltato il padrone rivolgersi così a uno dei lavoratori di bottega: "Ringrazia 'o patatern' che ti pago ogni mese, te faccio 'a grazia, qua si fa come dico io e quello che dico io. Si te sta bbuon' accussì e se no vattenn' ".
Ho avuto come un deja-vu, mi è sembrato di ricordare qualcosa e ho masticato amaro. Ricordarsi di cercare il contratto di lavoro e di rileggerne alcuni capitoli.

Dovrò mettere maggiore attenzione e fissare bene in mente il mio status attuale, se voglio evitare pasticci. Mi sono fermato a un motel per un'esigenza fisiologica. Mentre ero alla toilette, ho sentito bussare alla porta e poi la domanda: occupato? Ho risposto istintivamente "non più", e a momenti la porta si apriva sulle mie miserie umane. Ricordarsi di scrivere una paginetta al giorno con la frase "sono disoccupato".

Con la nuova proprietà si è seguito un criterio particolare nella scelta dei direttori : prima Manzi poi Manzo, un capo solo al posto di una mandria per ridurre i costi. Proseguendo con il criterio zoologico, se ci sarà una nuova edizione del quotidiano forse si passerà ad Agnelli (il presidente della Juve, Andrea, o il cantante degli After Hours, Manuel); a Cavalli (lo stilista Roberto); a Lupo (il caro vecchio Alberto, e pazienza se è morto, il modo di fargli firmare qualche licenziamento lo si trova).

Nell'incertezza, ricordarsi di cominciare a tifare bianconero e, soprattutto, di iscriversi alla protezione animali.
(-2 continua: forse)

LA CITTÀ DOLENTE -GIORNO TRE

Giorno tre: sono frastornato e perplesso. Oggi volevo parlare della situazione generale con mia moglie e per farlo mi son trovato a dirle: tra cinque minuti riunione di redazione, sbrigati. Poi, prima di pranzo, le ho chiesto senza battere ciglio: per le pagine dell'Agro nocerino e della Piana del Sele oggi che hai?
Ricordarsi di comprare il Lasonil, mi è comparso uno strano ematoma a forma di padella sulla fronte. Bah, che stranezza.

"Potresti fare l'influencer", mi sussurra qualcuno, ma a me al massimo l'influenza me la fanno venire. Infatti gli ultimi giorni de "la Città", io li ho trascorsi a casa ammalato. È come se la mattina di quel meraviglioso 14 luglio 1789, un parigino fosse stato bloccato a casa dalla sciatalgia. Con tutte le dovute proporzioni tra gli avvenimenti, non è certo il modo migliore per prendere parte alla storia, sia pure con la esse minuscola.

Ricordarsi di comprare l'efferalgan.

A proposito di acciacchi, sono perplesso anche per un'altra circostanza: in questi giorni ho letto spesso di schiena dritta qua e schiena dritta là. Io apprezzo molto, ma qua tra cervicale e lombalgia è già un'impresa mettersi in piedi la mattina, figuriamoci la schiena dritta. Non vorrei passare per un vigliacco.

Ricordarsi di prenotare una visita. dall'ortopedico.

Maledetta profilazione dell'utenza in Rete, non ci si sfugge in alcun modo. Tre giorni che ha chiuso il giornale e Spotify e YouTube mi stanno proponendo impietose "Se bruciasse la città" di Ranieri e "Città vuota" di Mina. Come se volessero dirmi qualcosa, chissà.
Ricordarsi di scaricare "Tutta mia la città" di Edizioni Salernitane, pardon, dell'Equipe 84.
(3-continua: può darsi)

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