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Cronaca Mercato San Severino

Estorsioni, droga e sfruttamento prostituzione: Antimafia chiude indagine per 41 persone

La Procura Distrettuale ha concluso l'attività investigativa sul presunto clan riconducibile al paganese Pietro Desiderio. A Marzo, il blitz portò all'esecuzione di oltre 30 misure cautelari. Tra gli indagati, anche un ex affiliato alla Nuova Famiglia

Per la procura Antimafia avevano la struttura di un "clan". Nei tanti interrogatori, invece, gli indagati si erano difesi sottolineando che non vi fosse l'esistenza di alcun sodalizio criminale. Sta di fatto che ora il sostituto della Dda, Giancarlo Russo, ha chiuso l'attività investigativa sul gruppo del paganese Pietro Desiderio. Il totale degli indagati è 41. Il blitz dello scorso marzo portò il gip a firmare 33 ordinanze di custodia cautelare, con accuse che andavano dall'associazione a delinquere di stampo mafioso, allo spaccio di droga, alle estorsioni, detenzione di armi da guerra e sfruttamento della prostituzione. Al centro dell'indagine lui, Pietro Desiderio, paganese andato anni fa in rotta con il clan Fezza - D'Auria Petrosino dopo l'omicidio Venditti, e costretto ad emigrare a Mercato San Severino. E' nella Valle dell'Irno che, secondo gli investigatori, si sarebbe riorganizzato con un giro di sodali e complici, impegnati in una serie di episodi di estorsione a danno di imprenditori edili e a finanziare l'acquisto di droga con lo sfruttamento della prostituzione presso alcuni centri estetici. Tra gli indagati c'è anche Vincenzo Senatore, ex componente della Nuova Famiglia, arrestato dopo un periodo di latitanza in Repubblica Ceca a Roma. Il gruppo - tra le tante accuse mosse - avrebbe provveduto a sostenere economicamente il suo periodo fuori dall'Italia. Le prime attività investigative erano partite dopo la scoperta di un fucile kalashnikov in una porcilaia a San Severino. L'arma era nelle disponibilità del clan, grazie alla quale i carabinieri di Mercato San Severino estesero poi le indagini, attraverso intercettazioni, pedinamenti e raccolta di denunce delle vittime di estorsione.  

L'indagine partì nel 2014, con elementi riconducibili ad incendi, pestaggi, esplosioni di arma da fuoco e intimidazioni a danno di commercianti e imprenditori della zona. Il tutto aggravato dal metodo mafioso e dall'imposizione ad alcuni di loro, di assumere persone interne al "clan". Per la droga invece, i canali di approvigionamento erano i comuni di Pagani e Scafati, oltre che le zone del napoletano e i comuni della Valle dell'Irno. La gestione delle piazze sarebbe stata sempre in mano a Pietro Desiderio, già condannato per estorsione mesi fa, per due episodi che la Procura ha inserito nella lunga ordinanza cautelare. Seppur agli arresti domiciliari, avrebbe ricevuto affiliati e pagato chi si muoveva sul territorio per suo conto. Tra i reati contestati c'è anche lo sfruttamento della prostituzione: un affare consumato per il gruppo nei centri massaggi, dove chi ci lavorava - prostitute - venivano fatte allontanare per andare invece a prestare servizio nei centri gestiti dal sodalizio. Uno di questi, era a Nocera Superiore mentre l'altro a Mercato San Severino. Tra i coinvolti figura anche un imprenditore nocerino, inquadrato prima come "vittima" del clan e poi "carnefice", avendo svolto un ruolo in prima persona in alcuni episodi estorsivi. Circostanze smentite da quest'ultimo in un recente interrogatorio dinanzi al gip, che lo ha poi scarcerato. Con la chiusura dell'indagine, la procura si appresta a chiedere il processo per tutti i 41 indagati. Gli stessi, hanno 20 giorni di tempo dalla notifica per chiedere di essere interrogati dal pubblico ministero

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