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Cronaca Mercato San Severino

Ucciso dal metadone a 17 anni: la ragazza di Arturo ascoltata in Tribunale

Nel telefono dell’imputato, oltre ad alcune foto di sostanze stupefacenti, un video inviato su WhatsApp che ritraeva Arturo Grazioso in sofferenza respiratoria, che veniva scosso, gli veniva otturato il naso, veniva trattato come un fantoccio. Su un foglio appoggiato sulla faccia c’era scritto "Ricordatevi di me e sappiate che tutti voi siete dei grandissimi str***i"

Si è tenuta oggi, presso l’aula di Assise del Tribunale di Avellino, l’udienza nel processo a carico di Paterko Roman Pavlo. Quest’ultimo è accusato di omicidio preterintenzionale e cessione di sostanze stupefacenti per la morte dell’amico Arturo Grazioso, il 17enne di Mercato San Severino che, a seguito di un’assunzione di metadone, piombò in uno stato precomatoso la notte del 18 gennaio 2018 e morì poi, dopo una settimana di agonia, il 25 gennaio al Moscati di Avellino. Oggi è stata ascoltata l’ex fidanzata di Arturo che - presente a casa dell’imputato la sera della tragedia- conferma la circostanza secondo cui entrambi i giovani - come asserito anche dalla sorella della vittima, abituali assuntori di stupefacenti di vario genere - stessero facendo uso di marijuana e hashish.

La testimonianza

Come riporta Avellinotoday, in risposta alle domande dell'avvocato Giovanna Perna, la giovane ha raccontato che "Arturo mi diceva che non avrebbe dovuto fumare sostanze per problemi di salute”. E delle indagini riferisce il luogotenente De Maio: “Intervenimmo perché allertati dal 118, c’era un giovane in uno stato soporifero, che poi identificammo in Grazioso. Rinvenimmo durante le due perquisizioni effettuate in casa dell’imputato, alcune dosi di marijuana, un bilancino di precisione occultato all’interno di una grondaia sul balcone e quattro flaconcini di metadone dal 150 ml l’uno, due vuoti e due ancora inutilizzati. Dalle indagini successive scoprimmo che il metadone, rilasciato a Paterko Roman Pavlo dal Sert proprio quel giorno, avrebbe dovuto coprire un arco di cinque giorni”. Infine, una inquietante precisazione: “Nel telefono in uso all’imputato rinvenimmo oltre ad alcune foto di sostanze stupefacenti, un video inviato su WhatsApp che ritraeva Arturo Grazioso in sofferenza respiratoria, che veniva scosso, gli veniva otturato il naso, veniva trattato come un fantoccio. Su un foglio appoggiato sulla faccia c’era scritto "Ricordatevi di me e sappiate che tutti voi siete dei grandissimi str***i".  Il prossimo 11 novembre, adesso, sarà pronunciata la sentenza.

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