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Cronaca

Diciotto terribili giorni prima del baratro: la toccante testimonianza della moglie di Antonio, vittima del Covid

Caterina Firmani: "Perdere un proprio caro è doloroso, ma perderne uno senza avere il conforto di dargli una ultima carezza lo è ancor di più". Poi la rabbia per i No Vax

Un dolore immane che si acuisce ogni giorno, misto a rabbia e sconcerto per quanti ancora negano o sottovalutano la pericolosità del Covid-19. Lo sente in cuor suo e lo condivide Caterina Firmani, moglie di Antonio Andreozzi, noto imprenditore, papà, marito e nonno amato che è stato stroncato dal virus a 57 anni: "Antonio non c’è più: il Covid. Sparito nel nulla, infettato  dal virus per la leggerezza di qualcuno. Sparito  nel nulla dal 3 maggio, da quando con le sue gambe è entrato in ospedale, ricoverato  nel reparto covid del Ruggi".

Il post di Caterina Firmani, ispirato al pensiero della giornalista Simona Cataldo a cui il Covid ha strappato la madre:

"18 giorni di tentativi, attaccatto ad un casco, lucido, ma immobile. Circondato da non volti. Medici e infermieri barricati dietro fredde tute antivirus. Attenti, sicuramente, ma capaci, dopo una settimana, di ‘festeggiare’ la chiusura del reparto con tanto di cartelli con su scritto ‘reparto covid free’, senza considerare, invece, che buona parte degli ultimi pazienti non sono più tornati a casa, ma sono andati via, terribilmente soli.

Spesso lasciati soli nella loro angoscia, senza neppure andare in bagno. 18 giorni di agonia anche per me, i miei figli, mia sorella. Per tutti. Diciotto giorni di brevi, ma tanto attese telefonate con i medici. ‘Situazione stazionaria’, era solita frase ripetuta ogni giorno, senza saper dire altro.  Diciotto giorni sono bastati per far crollare le nostre vite nel baratro. Nel dolore inconsolabile. Nell’eterno rammico di non averlo  mai più, visto neanche da morto. Di non averlo  consolato e coccolato  mentre provava terrore per quello che stava accadendo.

I morti per Covid vanno via soli, senza un ultimo abbraccio, uno sguardo, una carezza. E ci lasciano eternamente increduli e disperati. Perdere un proprio caro  è doloroso, ma perderne uno senza avere il conforto di dargli una ultima carezza lo è ancor di più. Sono stati 18 giorni anche di rabbia. Che come il dolore oggi cresce nel sentire chi dice no al vaccino  o chi discute di mascherina al chiuso o all’aperto, chi finge che ogni cosa possa già tornare come prima.  Nulla, invece, sarà più come prima. Per noi familiari di deceduti per covid. Nulla sará più come prima".
 

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