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Cronaca Battipaglia

Covid-19, nuova vittima a Battipaglia: lo sfogo del figlio

La sindaca Cecilia Francese ha espresso il suo cordoglio per la morte di Salvatore Cerzosimo, agente della Polizia Municipale locale, conosciuto e amato da innumerevoli cittadini

Oggi Battipaglia piange un’altra vittima. Dopo le tre dei giorni scorsi, un altro concittadino ci lascia a causa della epidemia da Coronavirus che sta colpendo l’Italia intera. Un’Italia ancora una volta spezzata e sofferente dopo i fatti drammatici accaduti nel mese di febbraio. In questo momento così difficile provo questo dolore ogni giorno, ad ogni telefonata, ad ogni sforzo che, purtroppo, a volte risulta vano.

Lo ha scritto la sindaca Cecilia Francese, esprimendo il suo cordoglio per la morte di Salvatore Cerzosimo, agente della Polizia Municipale locale, conosciuto e amato da innumerevoli cittadini. "E’ un momento di incertezza profondo, bisogna stare vicini alle famiglie, a chi soffre e a chi sta uscendo da questo calvario. La nostra salute dipende dai nostri comportamenti, quindi, invito anche in un momento così triste per tutti, ancora una volta ad indossare la mascherina. Lo dico soprattutto ai giovani, indossare i dispositivi di protezione significa voler bene ai propri cari. - ha detto la sindaca - Ce la faremo, ce la faremo ad uscire fuori da questo momento così delicato e lo faremo ricordando anche le nostre vittime. L’amministrazione comunale e tutta la comunità di Battipaglia si stringono al dolore delle famiglie che hanno perso i propri cari. Domani mattina le bandiere del Comune resteranno a mezz’asta in segno di cordoglio".

Commuovente, su Facebook, il post del figlio della vittima, Mirco:

Salvatore, 74 anni il prossimo 11 dicembre, in dialisi, COVID POSITIVO, ha ultimato il suo viaggio. Ci ha lasciati. Ha perso la sua battaglia.  Già lo vedo. È solo. Ha paura Salvatore. Non ha più forza per lottare. Dove è la sua famiglia? Non c’è. Non è lì con lui. Non lo possono sentire, non lo possono vedere e non possono neanche avere notizie. Già lo vedo: ha gli occhi fissi al soffitto Salvatore, mentre una lacrima riga il suo volto pulito.  “Mirco, figlio mio, non ti tormentare, tu hai fatto tutto il possibile per me e per aiutarmi a vincere questa battaglia ìmpari: le telefonate, i messaggi, le urla e le minacce a tutti quelli che, distratti e appantanati in una macchinosa e disumana burocrazia, mi stavano un po' alla volta uccidendo. Tu lo sapevi! Tu lo sentivi che sarebbe finita male! Conoscevi i tempi della mia dialisi (mia hai accompagnato sempre in questi cinque anni) e non ti spiegavi come mai, presso l’ospedale di Scafati, questi tempi si fossero così drasticamente ridotti. E poi eri lì, eri lì con me quando di notte non respiravo e tale era la paura che, invocavo la mia mamma affinchè venisse a prendermi per mano per portarmi finalmente al sicuro. Quei medici, quegli infermieri, quelle istituzioni che avrebbero dovuto proteggermi, mi hanno UCCISO! 
-Non ha bisogno di ricovero- ti dicevano, -perché i parametri vitali sono buoni-. 
E la saturazione? 
-Stia tranquillo, va tutto bene, tutto è nella norma-. 
Ma tu lo sapevi figlio mio. Tu eri lì quando io non respiravo, quando piangevo, quando mi mancavano le forze anche per andare in bagno e tremavo dalla paura. Tu lo sapevi e hai lottato contro il mondo a denti stretti, nonostante anche tu debilitato da questo virus maledetto. Ora sono qui, da solo, in questa stanza senza calore. Ho paura, ma non posso dirlo a nessuno. Nella mia testa quanti bei ricordi! Ho condotto esattamente la vita che volevo: tu, Tiziana, i miei adorati nipoti, le mie piccole principesse, e il mio unico amore, tua madre. Ho servito lo Stato con orgoglio e dedizione, lo stesso Stato che oggi mi ha ucciso. Ma, non sono pentito! No. L’ho fatto perché ci ho creduto e ci credo ancora! Davanti ai miei occhi rivedo i nostri ultimi viaggi in autostrada verso l’ospedale. Avrei voluto fare viaggi diversi insieme a te, ma forse, senza questi viaggi, non avrei mai capito che grande uomo sei diventato. Nelle orecchie la tua voce che urla contro i medici e gli infermieri la sera del ricovero, perché abbandonati per ore in auto, con la bombola dell’ossigeno ormai vuota. Non abbatterti figlio mio. Hai fatto tutto ciò che potevi e lo hai fatto con la forza di cento uomini. Ora sono qui, sono solo, ho freddo, tanto freddo. Ho paura, ma vedo una luce bellissima davanti ai miei occhi. Vado. Non piangere. Non ci siamo sempre compresi, ma ho cercato di essere un buon padre. Sono orgoglioso di te. Forse non te l’ho mai detto e forse non ti ho mai neppure abbracciato come avrei voluto. Lo faccio ora. Ti stringo forte. Me ne vado, ma non ti lascio solo. Ti dico grazie. Ti amo tanto. Prenditi cura della tua mamma. Asciuga le sue lacrime con il tuo amore e dille che è stato il dono più bello e prezioso che la vita potesse farmi. Non smetterò mai di amarla. Ciao figlio mio, non cambiare mai, sii sempre l’uomo onesto e coraggioso che sei. Non smettere mai di lottare per le cose giuste e rendi giustizia a questa mia inumana e prematura dipartita facendo del bene a chi ne ha bisogno. Grazie per aver reso questi ultimi giorni di vita caldi per l’amore che mi hai dato. Accanto a te mi sentivo al sicuro.  Addio figlio mio, addio. Bacia mamma. Prenditi cura di lei e abbi cura di te”. 

Salvatore, 74 anni a dicembre, in dialisi, covid positivo, ha ultimato il suo viaggio. Ci ha lasciati. Ha perso la sua battaglia. Tutti abbiamo perso: la famiglia, gli amici, i parenti e quanti lo amavano, ma soprattutto hanno vergognosamente perso le istituzioni, i medici, gli infermieri e lo Stato. Sono loro che lo hanno ucciso, prima nella dignità e poi nel corpo. 

Io Mirco, suo figlio, impotente di fronte a questo doloroso calvario, nonostante gli sforzi, porterò sempre dentro di me un vuoto per non essere riuscito a salvare il mio papà. Io, Mirco, suo figlio, sarò sempre orgoglioso di come lui, Salvatore, l’unico vero eroe di tutta questa triste storia, il mio papà, il papà migliore che avessi mai potuto avere, ha saputo lottare con forza, coraggio e dignità questa crudele battaglia. Io, Mirco, suo figlio, nonostante la rabbia, la vergogna e il dolore, voglio dire grazie a quanti, anche solo con un messaggio, sono stati vicini alla mia famiglia in questa triste e devastante lotta. Grazie a quanti si sono resi disponibili ad aiutarci con i loro mezzi (laboratori analisi, servizio ambulanza, politici, etc…). Ringrazio in modo particolare il prof. Gigliotti per la sua disponibilità, professionalità e grande umanità. E, soprattutto, voglio che più nessuno viva il dolore che ha distrutto le nostre vite, per cui, appena mi sarà possibile uscire di casa (sapete che anche io sono covid positivo), metto a disposizione la mia persona per quanti dovessero avere bisogno.

Vi abbraccio tutti e abbraccio il mio papà, mio unico, grande e insostituibile esempio di vita, mia guida, mio eroe, mio tutto.

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