Camorra e politica a Nocera, il parroco Adinolfi: "Il Vescovo disse di stare lontano dai politici"
Il processo «Un’altra storia bis» registra la testimonianza, ieri, di Antonio Adinolfi, sacerdote di "Santa Maria Maggiore" a Nocera Superiore
«Il Vescovo ci proibì di prestarci alle elezioni, non avremmo dovuto fornire locali ai candidati». Il processo «Un’altra storia bis» ha registrato ieri la testimonianza di Antonio Adinolfi, sacerdote di "Santa Maria Maggiore" a Nocera Superiore. Le sue risposte, come per chi lo ha preceduto, hanno riguardato la famosa casa d'accoglienza, che per la Dda era al centro di un patto criminale tra la camorra e alcuni candidati al consiglio comunale
La testimonianza
«Non ho mai conosciuto il progetto - ha detto Adinolfi - ma seppi di cosa si trattava dalla lettura dei giornali, dopo gli arresti. Sapevo dell’interesse dell’acquisto di un terreno, dopo aver parlato con don Alfonso Santoriello, per disagi legati ad eventi atmosferici. L’acquisto del terreno serviva per far defluire le acque e prevenire gli allagamenti. Il Vescovo - ha continuato Adinolfi - si alterò molto quando in Curia arrivò un volantino di un candidato, dove si prometteva la realizzazione di una casa famiglia. Subito dopo, disse a tutti i sacerdoti di non prestare i locali per ospitare riunioni politiche». Il candidato era Ciro Eboli, imputato oggi per scambio elettorale politico-mafioso insieme all'ex boss, Antonio Pignataro, all'ex consigliere comunale Carlo Bianco e all'ex vicesindaco, Antonio Cesarano. Quella casa famiglia, secondo l'ipotesi investigativa, con tanto di realizzazione, era l'utile da pagare per avere un supporto elettorale alle scorse elezioni. Nel caso specifico, Eboli e Bianco si sarebbero spesi per permettere la realizzazione del progetto, in cambio di un aiuto, in termini di vot, da parte di Pignataro. Il processo è stato aggiornato all'11 aprile. Quattro i periti nominati, invece, per la trascrizione delle intercettazioni.