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Cronaca Nocera Inferiore

Nocera Inferiore, guerra tra bande: non ci sono prove ma è in carcere

Così si è espressa la Cassazione sul ricorso presentato a favore di Mario D’Elia, il 33enne nocerino ristretto in carcere, coinvolto a dicembre scorso con il fratello Francesco nell'indagine dell’Antimafia sulla guerra tra bande criminali

E’ in carcere ma senza una prova investigativa fondata. Nello specifico, «affermazioni scarne non confortate da elementi fattuali d’indagine». Così si è espressa la Cassazione sul ricorso presentato a favore di Mario D’Elia, il 33enne nocerino ristretto in carcere, coinvolto a dicembre scorso insieme al fratello Francesco nella maxi indagine dell’Antimafia sulla guerra tra bande criminali a Nocera Inferiore. Il ricorso presentato dal legale di fiducia Bonaventura Carrara è stato accolto dalla Suprema Corte, che ha bacchettato i giudici del Riesame, i quali in buona sostanza avevano confermato la custodia in carcere del gip senza motivare i già scarni elementi investigativi a carico del nocerino. Insieme al fratello Francesco, è considerato a capo di un gruppo che avrebbe gestito lo spaccio di droga a Nocera in contrapposizione a quello di Michele Cuomo. Su di lui e altri 36 pende una richiesta di processo della Procura Distrettuale Antimafia che verrà discussa il prossimo ottobre. D’Elia fu arrestato con l’accusa di associazione finalizzata allo spaccio di droga.

Un giro che avrebbe preso in mano lui in prima persona, dopo l’arresto del fratello Francesco, insieme al noto Mario Tortora. Ma per la Cassazione, nulla è stato provato. Il Riesame, infatti, dovrà meglio motivare la sua pronuncia se vorrà applicare la misura in carcere per D’Elia (che resta al momento rinchiuso). Non vi è alcuna intercettazione, ad esempio, che proverebbe l’esistenza di conversazioni che Mario D’Elia avrebbe tenuto con il gruppo che gravitava intorno al fratello Francesco. Né è stata provata la sua presenza ad una cena a cui avrebbero partecipato "i sodali" di quell’associazione. La Cassazione va oltre, spiegando che non possono rappresentare fonte di prova due episodi di micro spaccio (una cessione a novembre 2016 e il ritrovamento di un breve quantitativo in casa dello zio) per giustificare un suo coinvolgimento «per giunta in posizione apicale» nelle attività criminali del gruppo che la Dda ribattezzò "gruppo D’Elia". «Tali snodi - concludono i giudici - posti a suffragio della tesi accusatoria dovranno essere approfonditi e adeguatamente chiariti dal tribunale». La nuova udienza davanti al Tribunale della Libertà è fissata per oggi.  

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