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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca Pagani

Maxi truffa all'Inps: richieste di condanna e assoluzione per alcuni degli indagati

Il 30 marzo si chiuderà la maxi udienza preliminare sull'indagine che la procura condusse dal 2014 su di un sistema di truffa a danno delle casse previdenziali. Per alcuni, oltre al giudizio, la procura ha chiesto condanne e assoluzioni

Si chiuderà il 30 marzo la maxi udienza preliminare per oltre 30 delle persone coinvolte in una delle ultime maxi inchieste del filone "Mastro Lindo", con contestuali accuse di truffa ai danni dell'Inps. Per quel giorno, il gup Paolo Valiante deciderà sulle posizioni di Renato Cascone, commercialista con un passato in politica, raggiunto dalla richiesta di condanna avanzata dalla procura ad 1 anno e 6 mesi; Luigi Mongibello, ex assessore destinatario della stessa richiesta; Antonio Lamberti, dipendente Inps per il quale la procura ha chiesto un anno di pena con contestuale assoluzione per il reato di associazione; Mimma Lamberti, con richiesta ad un anno e di Mario Ventre, funzionario dell'ufficio ispettorato del Lavoro per il quale la procura ha chiesto sentenza di assoluzione. Il giudice deciderà inoltre sulle richieste di rinvio a giudizio per il resto dei coinvolti, alcuni dei quali hanno avanzato richiesta di patteggiamento. L’anno di riferimento è il 2014, con le indagini coordinate dai carabinieri della sezione p.g. agli ordini del luogotenente Massimo Santaniello e gli organi ispettivi dell’Inps. 

L’indagine portò alla scoperta di un giro di assunzioni in "massa" verso ditte o cooperative del settore terziario. Le imprese, dopo aver assunto i lavoratori e all’esito di un breve periodo di occupazione, decidevano di licenziarli in blocco. In questo modo, i rapporti di assunzione duravano un periodo di tempo necessario per aggiudicarsi l’erogazione di indennità di disoccupazione. Al centro del raggiro, i responsabili di due patronati, con sede a Pagani, che si sarebbero avvalsi delle collaborazioni di consulenti del lavoro e della complicità di alcuni funzionari dell’ispettorato. Il loro compito era quello di verificare la veridicità delle assunzioni e l’esistenza delle ditte stesse. Gli investigatori appuntarono tuttavia che «la vastità del fenomeno» era tale da ipotizzare che «la sua realizzazione fosse stata resa possibile anche da condotte non ortodosse tenute da funzionari pubblici collusi o corrotti». Secondo le accuse della procura, alcuni di questi poi iscritti nel registro degli indagati, avrebbero "garantito" all’associazione di continuare ad agire indisturbata, nonostante le ispezioni in corso, consentendo «per anni la protratta percezione delle prestazioni previdenziali dei lavoratori fittizi». 

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