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Cronaca Nocera Inferiore

Spaccio tra Nocera e Pagani: i segreti per sfuggire alle forze dell'ordine

Le mosse per eludere il controllo dei carabinieri e le intercettazioni. Il tentativo di corrompere un militare. La coca per la movida veneta. Dettagli del blitz della Procura sulla seconda generazione di spacciatori dell'Agro nocerino

Attività di spaccio costante e professionale, quella che ha caratterizzato il blitz della notte scorsa coordinato dal sostituto procuratore Roberto Lenza, con il supporto materiale dei carabinieri del reparto territoriale di Nocera Inferiore, agli ordini del colonnello Francesco Mortari. Tra i ruoli di maggiore gravità indizaria quello di Alfonso Zucca, 38enne figlio di Mario "O' biondo, ucciso negli anni ottanta durante la guerra tra Nuova Famiglia e Nco; a seguire la sua convivente, Valeria Gargiulo; Giovanni Marino, 43enne che gestisce un'attività di vendita di latticini a San Marzano, Luigi Sorrentino, 41enne di Torre del Greco, Santino Davide Giordano, paganese 26enne, Antonio Tortora, 23enne, Marcello Radice, 21enne nocerino, Claudio Trimarco, trentenne nocerino, Raffaele Di Marino, 38enne di Nocera Inferiore e Adolfo Marrazzo, 23enne di Pagani. Ai domiciliari sono finiti invece il nocerino Giuseppe D’Orio, Domenico Alfano alias “Mimmo O’coreano” di 41 anni, Luigi Spinosa, 19enne nocerino, Fabrizio della Porta, 27enne di Nocera Inferiore, Rosario Manzo, 30enne nocerino e Massimo Naclerio, 26enne, con l’obbligo di residenza lontano dalla Regione Campania per Raffaele Fortino, 26enne di Nocera Inferiore. L'indagine, veloce anche per tempi d'esecuzione delle varie misure, parte dal sequestro di 2 chili di hashish a luglio 2016 nel garage di Zucca, con le chiavi nelle disponibilità di Marino. Tredici i sequestri in materia di stupefacenti invece, con una partita di cocaina destinata alla "movida" nella città di Vicenza. Per quell'episodio - con i carabinieri a bloccare l'ingresso in autostrada a Nocera, Pagani e Angri, si consumò anche un tentativo di corruzione verso un militare. La cocaina che fu ritrovata in un involucro era pari a 220 grammi. Dirà uno degli indagati ai carabinieri dopo la perquisizione: "Chiudi un occhio! Gettala! Dì che hai trovato solo l'erba! Vuoi i soldi? Vuoi una vacanza? Quello che vuoi ti do!". Non vi è l'associazione a delinquere, ma grazie ad intercettazioni ambientali e telefoniche, pedinamenti, osservazioni e in un caso anche ad inseguimenti, i carabinieri hanno sradicato un gruppo strutturato, la cui attività - ha scritto il gip Luigi Levita - era "tamburellante", vista la continuità con la quale molti degli indagati si impegnavano a spacciare, rifornirsi e infine, a guadagnare. L'impressione è quella di aver posto un freno ai movimenti di una seconda generazione di spacciatori - molti giovanissimi e incensurati - impegnati ad occupare parti del territorio nocerino e paganese per i propri affari.  

Le indagini: "Vieni su What's App" e la "droga rubata"

La richiesta sul mercato non diminusce mai, eccetto per qualche periodo, e gli affari bisogna concluderli. Bisogna farsi "Natale", e avere qualcosa da parte per le festività. Sarà stata l'età, o forse la paura: sta di fatto che le mosse degli attuali indagati si "evolvono" rispetto al passato. Provano ad eludere il controllo dei carabinieri del Nucleo Investigativo: si usa What’s App per sfuggire alle intercettazioni, si spaccia anche se ristretti ai domiciliari, si scelgono luoghi che per la loro ubicazione sono da ostacolo alle forze dell’ordine, vengono memorizzate le targhe delle auto dei carabinieri in borghese e non c’è più il linguaggio criptico per combinare la partita di droga. Ci si da appuntamento per strada. Eppure, quel senso di paura c'è ed emerge più volte, come dimostrano le annotazioni degli inquirenti nelle varie informative. Dopo il noto blitz condotto dall'Antimafia lo scorso dicembre, contro i gruppi criminali "Cuomo-D'Elia-Bergaminelli", uno dei ragazzi attualmente indagati in questa indagine si lascia andare ad uno sfogo con Zucca: «Tenevano tutti il telefono sotto controllo, ora ne ho comprato uno nuovo. Non ho più niente addosso, ho nascosto tutto. Non farmi pensare, sto da due giorni che non dormo». Lo stesso Zucca, in un'altra occasione e alla vista dei militari, si disfa di meno di un grammo di droga, ingoiandolo. «Dice che ha rischiato di essere arrestato e ora gli fa male lo stomaco». Lo stesso discuterà con un altro pusher, Adolfo Marrazzo di Pagani, quando si rende conto che la sera per strada c'è poca gente. Per gli investigatori, è la prova di una complicità nell'attività di spaccio: «Perché? Sai a qualcuno che sta lavorando? Ci sta la fame in giro, la sera alle dieci e mezza ci sta il coprifuoco, non ci sta più nessuno in mezzo alla via. Io pensavo che facevamo la vendita veloce. Cani e porci». Ma la paura porta anche a essere cauti, come avviene per Trimarco e Radice, seguiti dai carabinieri e diretti a fare una consegna. Lo riferiscono proprio al loro interlocutore: «Teniamo a questo con la Wolkswagen dietro, te lo giuro», dice Claudio Trimarco ad un altro pregiudicato che lo aspetta per la consegna: «Eh ma dico io, state da mezz’ora e non vi ferma? Dietro di voi?» «Come ci liberiamo da questo porco..veniamo da te». «La palla te la devi inventare meglio, stammi a sentire a me, ora vengo io col mezzo». «Ma te l‘ha giurato sul padre che è morto - dice Marcello Radice, che afferra il telefono - ma tu veramente stai facendo? Mi dovresti fare arrestare questa sera non posso. Chiamo io a te. Non mi posso fare arrestare per una scemaria!». Capita anche che la tua droga, nascosta in un pacchetto di Malboro "sopra Monte" ti venga rubata da altri pusher. Quando i carabinieri fermano due degli indagati, annotano il loro sfogo: «Non perdete tempo, qualcuno si è preso la cocaina». In separata sede, tuttavia, uno dei due sa dove andarla a cercare. Nel mirino ci finiscono due fratelli, uno di questi indagato: «Dobbiamo andare alle case loro. Fidati di me che è stato lui! Lo devo picchiare a questo

Quello "spazio da riempire" dopo gli arresti dei fratelli Cuomo

Lo ha fatto intendere il procuratore a Nocera Inferiore, Antonio Centore, quando ha spiegato che questa attività di spaccio era finalizzata, in un modo o nell'altro, a riempire quel vuoto lasciato dai carabinieri del Ros e dalla Mobile di Salerno, dopo l'arresto di oltre 20 persone giudicate interne ai gruppi dei fratelli Michele e Luigi Cuomo, Francesco e Mario D'Elia e di Giuseppe Bergaminelli e Giuseppe Abate. E i riferimenti a quell'indagine ci sono, tuttavia solo accennati, senza un diretto coinvolgimento per gli attuali indagati. "I vari soggetti - ha spiegato il procuratore - sapevano di essere intercettati, conoscevano gli operatori (i carabinieri, ndr) ma rpseoguivano comunque nella loro attività di spaccio". Durante la conferenza stampa, ha poi promesso di non firmare le ordinanze cautelari che non avranno al loro interno un'analisi patrimoniale accurata: "Insisto con questa cosa - ha concluso Centore - perchè è bloccando i guadagni e il patrimonio dei criminali che li si fa più male"
 

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