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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Nocera Inferiore

Truffa sui certificati bianchi energetici, 10 condanne: due per imprenditori dell'Agro

L’inchiesta, avviata nel 2018 dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, consentì di scoprire i margini di una grossa truffa posta in essere, nel periodo 2014-2021, da un’associazione con base nella provincia di Torino, imperniata intorno al meccanismo dei cosiddetti “certificati bianchi”

Ci sono anche due imprenditori di Nocera Inferiore ad aver patteggiato, tra i dieci imputati, la propria pena a seguito dell'inchiesta della Procura di Torino, “Bianco sporco”. Le pene concordate vanno dai 3 ai 4 anni di reclusione. Ventidue furono le persone raggiunte da misura cautelare, all'epoca, con le accuse di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta, nel settore dell’efficientamento energetico.

L'inchiesta

L’inchiesta, avviata nel 2018 dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, consentì di scoprire i margini di una grossa truffa posta in essere, nel periodo 2014-2021, da un’associazione con base nella provincia di Torino, imperniata intorno al meccanismo dei cosiddetti “certificati bianchi” (o TEE, Titoli di Efficienza Energetica), principale strumento di promozione dell’efficienza energetica in Italia, introdotto nel nostro ordinamento a partire dal 2005. Alla base del meccanismo vi è l’obbligo, da parte delle aziende distributrici di energia elettrica e gas con più di 50mila clienti finali, di conseguire annualmente determinati obiettivi di risparmio energetico. Esse possono assolvere al proprio obbligo realizzando progetti di efficienza energetica che diano diritto ai “certificati bianchi”, oppure acquistando i certificati stessi da altri operatori del settore, società che scelgono volontariamente di realizzare progetti di riduzione dei consumi negli usi finali di energia. 

Le accuse

L'indagine si sviluppava in tre fasi: le società italiane presentavano documentazione per la realizzazione di progetti relativi a lavori di efficientamento energetivo rivelatisi fittizi. Sulla base di quelle carte, ottenevano poi l'indebita assegnazione di certificati bianchi, poi finiti sul mercato e monetizzati. I responsabili, poi, provvedevano a trasferire parte del denaro all'estero, su conti correnti intestati a società a loro riconducibili, così come a soggetti terzi

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