Omicidio alle Fornelle, Gentile in lacrime: "Non ho fatto niente, mi sono difeso"
Il ragazzo è tornato nella casa del delitto insieme agli inquirenti e ai suoi avvocati per l'incidente probatorio. In un clima di forte tensione non è mancato un alterco verbale tra il pm Guarino e uno dei due legali
Emergono nuovi particolari sulla dinamica dell’omicidio di Eugenio Tura De Marco, il carrozziere salernitano ucciso lo scorso 19 febbraio dal genero Luca Gentile. Per legittima difesa oppure no, ancora è presto per dirlo. Spetterà al perito nominato dal gip Piero Inidinnimeo e al medico legale Lamberto Pianese, tirare ora le somme. Fatto sta che ieri gli inquirenti e il 22enne (accompagnato dai suoi legali) sono tornati nella casa del delitto per svolgere l’incidente probatorio, durante il quale il ragazzo ha simulato per tre volte quanto accaduto quella sera ribadendo la sua innocenza: "Non ho fatto niente, sono un bravo ragazzo. Mi sono difeso". Soltanto che la sua versione non ha convinto il pm Guarino che avrebbe riscontrato delle discordanze con le sue testimonianze passate. Di qui sarebbe nato un diverbio tra lo stesso pubblico ministero e uno degli avvocati del 22enne.
IL RACCONTO – Secondo quanto dichiarato ancora una volta da Gentile, la vittima, ubriaca, avrebbe tentato di aggredirlo: con il braccio destro tentava di soffocarlo, con la mano sinistra gli stringeva i testicoli. Soltanto dopo una breve colluttazione è riuscito a liberarsi, si è steso sul tavolo, ha afferrato il coltello e lo ha colpito al fianco destro. Poi, cercando di guadagnare la fuga e raggiungere la porta, ha agitato il coltello davanti al volto dell’uomo colpendolo di striscio. Una volta uscito fuori dall’appartamento del rione Fornelle è scappato via per mettersi al sicuro.
Al termine dell’incidente probatorio, forse a causa del clima teso e dei ricordi, Gentile non ha trattenuto le lacrime esplodendo in un pianto a dirotto.
