Paestum, dal Grand Tour di Goethe alla visita di John Dos Passos
Sia la moda del Grand Tour, in voga tra i giovani rampolli della nobiltà europea tra 700 e 800, sia il moderno modo di fare turismo hanno spinto volti e nomi noti del panorama culturale nazionale e internazionale a girare tra le rovine di Paestum
Meta inevitabile di turismo per il suo patrimonio storico-artistico ancora intatto, Paestum non solo oggi ma da sempre ha rappresentato una tappa obbligata per chiunque avesse avuto il desiderio di conoscere da vicino la storia e l’eredità della Magna Grecia e le sue bellezze.
Tra il 1700 e il 1800 c’era una cosa che ogni rampollo dell’aristocrazia europea non doveva farsi mancare per completare il proprio percorso educativo e di studi, ovvero partecipare al Grand Tour. Il famigerato e celebre viaggio di studi e conoscenze attraverso le meraviglie d’Europa, era una tappa obbligata per chiunque potesse permetterselo e, nello specifico, era un tassello necessario per poter essere classificato come un giovane acculturato e di larghe vedute. Ecco dunque che le bellezze italiane diventano improvvisamente mete irresistibili per i nobili europei che da tutta Europa scendono in Italia per ottemperare al loro dovere morale e scolastico di vedere da vicino certe opere. Un viaggio che li porta necessariamente a fermarsi anche in Campania: dopo le tappe di rito nella provincia di Napoli, i rampolli sceglievano Paestum quale meta del loro tour, e come dar loro torto dato che proprio qui potevano ammirare dei templi dorici sopravvissuti a ogni epoca, e che tutt’oggi continuano a ergersi incuranti del tempo che passa.
Coinvolto in questa moda del Grand Tour è stato anche Johan Wolfgang von Goethe tra il 1786 e il 1788, che rimase talmente colpito da questo viaggio in Italia da scriverne un libro in cui non dimentica di citare le meraviglie ammirate a Paestum insieme a Christoph Heinrich Kniep, che per lui ha eseguito per l’occasione diversi disegni. Il poeta e drammaturgo tedesco, però, non è stato l’unico autore famoso a essere rimasto impressionato dal paesaggio della Piana del Sele: qualche secolo più tardi, e precisamente nel 1918, anche lo scrittore di “Manhattan Transfer” è arrivato in Campania sfruttando una licenza durante la Grande Guerra. John Dos Passos, infatti, sbarca a Paestum quando ancora sulla Piana le bombe non venivano sganciate, ed è riuscito a godersi insieme agli amici commilitoni la misteriosa atmosfera che aleggiava intorno alle rovine di Paestum, respirando finalmente un’aria che non sapesse di morte e di devastazione, ma piuttosto di speranza in un futuro in cui quei templi dorici avrebbero potuto ergersi ancora intatti in tutta la loro magnificenza.