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Cronaca Pagani

Pagani, frode nella vendita della casa: la versione di Antonio Petrosino D'Auria

Il presunto boss ha rilasciato dichiarazioni spontanee ieri mattina, in diretta dal carcere, sull'acquisto di un appartamento al centro del dibattimento che lo vede imputato insieme ad altre tre persone per il pestaggio di una persona

Frode per l'appartamento del "boss": Antonio Petrosino D'Auria rilascia dichiarazioni spontanee durante il processo e fornisce la sua versione. Ieri mattina, dal regime del 41 bis, D'Auria - ritenuto a capo di un clan omonimo di camorra a Pagani - ha spiegato il contesto per i fatti che lo vedono imputato per il pestaggio di una persona, che avrebbe venduto a lui e alla moglie, Rita Fezza, un appartamento. Con lui, siedono al banco degli imputati anche il padre Gioacchino, Luigi Fezza, figlio del boss Tommaso, e R.F. "Dovevo sposarmi - ha esordito dal carcere di Novara Antonio Petrosino D'Auria - e io e mia moglie volevamo comprare un appartamento. Definimmo un preliminare d'acquisto con i D.R. , ma ci furono dei problemi. Pagammo delle spese per dei lavori alla casa, oltre a soldi per l'inquilina che occupava la casa prima di noi. Non ci conoscevamo con i D.R. ,facemmo una cena nel novembre 2003. Quella sera D.R. se ne andò, poi avevo sentito i familiari dire che era andato dai carabinieri. Se ne andarono via il giorno dopo, lasciando debiti ovunque. Mi informai per sapere cosa fosse successo. Avevo intenzione di definire la mia situazione rimasta in sospeso"

Il processo si è aggiornato al 28 giugno, con l'audizione di quattro persone - su richiesta dell'avvocato difensore Giuseppe Della Monica - informate e testimoni della cena riferita da D'Auria. Il 12 luglio sarà invece riservata alla requisitoria del pubblico ministero della Dda. La cifra pagata per quell'appartamento si aggirerebbe intorno ai 70mila euro. Poi la scoperta dell'ipoteca, come raccontò la moglie di Antonio Petrosino, Rita Fezza, in una precedente udienza. Nella sua denuncia, oltre che testimonianza in parte ritrattata davanti ai giudici, D.R. spiegò di essersi trovato in Toscana, luogo dove si era trasferito. Fu li che sarebbe stato punito: D'Auria si sarebbe trovato in città, in compagnia di un'altra persona, sequestrando l'uomo prima in un garage e successivamente, nel portabagagli di un'auto, fino al pestaggio in una zona di compagna. Con la minaccia finale: di non tornare a Pagani e non denunciare l'episodio

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