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Cronaca Pagani

Pagani, licenziato per un "bug informatico" ma non aveva colpe: reintegrato al lavoro

Il protagonista è un impiegato, di recente prosciolto dalle accuse anche dalla Corte dei Conti. La richiesta di risarcimento del danno si aggirava intorno ai 43mila euro

Gli era costato caro un “bug” nell’applicativo del sistema informatico del suo ufficio, al punto da attribuirgli un errore. Al punto da essere accusato di aver fatto gli errori di proposito per agevolare i contribuenti evasori del fisco. Per quel “bug”, di cui non si erano accorti i tenici, un dipendente dell’Agenzia delle entrate era stato licenziato senza preavviso. Poi erano arrivati i processi: uno in sede penale per falso in atto pubblico (dal quale fu assolto), un altro in sede civile contro il licenziamento (con la Corte di Appello di Salerno che ha dichiarato illegittimo il provvedimento) e un terzo, davanti alla Corte dei Conti.

La storia

Il protagonista è un impiegato, di recente prosciolto dalle accuse anche dalla Corte dei Conti. La richiesta di risarcimento del danno si aggirava intorno ai 43mila euro. L'uomo era assistito dall'avvocato Antonio Salerno. L'errore informatico - è stato stabilito - non fu imputabile al dipendente. "Il sistema operativo utilizzato - motivano i giudici - recava in sè dei rischi, rispetto ai quali nessun chiarimento veniva offerto dalla stessa guida del sistema, in una procedura dove l'attività del funzionario agente era sostanzialmente vincolata". Il dipendente che fu licenziato fu obbligato - secondo quel particolare software - a svolgere un'unica procedura, senza fare diversamente. Una procedura "vincolata", come hanno ribadito i giudici, legata ad accertamenti fiscali. Il tribunale civile lo aveva, infine, reintegrato sul posto di lavoro

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