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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Pagani

Pagani, permesso premio per ex "affiliato" del clan: il caso in tribunale

È stata annullata con decisione della Cassazione la sospensiva del magistrato di Sorveglianza di Cagliari al permesso premio chiesto dal paganese F.A., ritenuto organico all'ex clan Contaldo egemone nelle palazzine e detenuto a Oristano

È stata annullata con decisione della Cassazione la sospensiva del magistrato di Sorveglianza di Cagliari al permesso premio chiesto dal paganese F.A., ritenuto organico all'ex clan Contaldo egemone nelle palazzine e detenuto al carcere di Oristano in espiazione pena di 30 anni di reclusione. I giudici hanno disposto una nuova udienza davanti al magistrato di Sorveglianza, accogliendo i motivi del difensore del paganese. In particolare, la concessione del bonus si collega alla impossibilità della collaborazione per i detenuti sui reati di particolare allarme sociale: in altre parole, i benefici vengono concessi a chi si pente, ma in questo caso specifico i fatti criminali che lo coinvolgono sono definiti senza lasciare ombre, rendendo di fatto “impossibile” la collaborazione. I legali dell'uomo, nel ricorso, lamentavano violazione del diritto di difesa e del contraddittorio, con fatti più ampi rispetto a quelli del giudizio, senza che i legali potessero affrontare l’intero parco delle contestazioni, applicazioni erronee della procedura per i benefici rispetto a singole vicende, con cumuli di pena non valutati a favore dell’imputato, vizi di motivazione, scorpori nella valutazione di alcuni reati estorsivi.

Il caso

La collaborazione dell'uomo era impossibile rispetto a vicende in cui c’erano altri collaboratori, per esempio Francesco Contaldo, suo coimputato in una vicenda di tentata estorsione in concorso, e il suo contributo sarebbe stato inutile al processo. Altra questione riguarda il reato di associazione mafiosa, che il tribunale di Sorveglianza di Cagliari, in questo ambito specifico rispetto al sodalizio dei Contaldo, quello di cui faceva parte F.A., aveva ritenuto completo l’accertamento dei fatti e delle responsabilità in merito a questioni associative. La contraddizione, per questo aspetto, riguarda le mancate specifiche dell’ordinanza del giudice di sorveglianza, il quale non specifica se «il mancato integrale accertamento dei fatti derivi dall’assoluzione di imputati che il tribunale ritenga colpevoli, ma nei cui confronti non sarebbe possibile qualsivoglia forma di utile collaborazione o se si ipotizzi che da quelle assoluzioni derivi il coinvolgimento di terzi ignoti nel ruolo assegnato agli imputati assolti».

La decisione

La Cassazione ha disposto ora che il magistrato di sorveglianza si pronunci di nuovo, verificando tutte le condizioni, anche alla luce della modifica della sentenza della Corte Costituzionale che individua come necessari gli accertamenti. Fondamentale, per l’intera vicenda, sarà la dimostrazione, da parte del detenuto, dell’assenza di qualsiasi legame con i contesti criminali di provenienza, cioè con il disciolto, disarticolato clan Contaldo, attivo a Pagani fino alla fine degli anni Novanta.

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