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Cronaca Pagani

Falso e violenza privata, torna libero il chirurgo Giuseppe De Martino

La Procura di Napoli ha intanto concluso le indagini. Il professionista avrebbe attestato la sua presenza per 32 interventi, pur non essendo presente in sala operatoria. Il noto medico di Pagani si era difeso per ore, dinanzi al gip, documentazione alla mano

Torna libero Giuseppe De Martino, il cardiologo di Pagani coinvolto in un'inchiesta della Procura di Napoli per falso ideologico e violenza privata lo scorso mese di agosto. Il gip presso il tribunale di Napoli ha accolto l'istanza di revoca presentata dai difensori Agostino De Caro e Alfonso Mutarelli. Intanto, la Procura di Napoli ha concluso l'inchiesta. L'indagato ha venti giorni di tempo per presentare memorie difensive, prima della richiesta di rinvio a giudizio

L'indagine

La Procura gli contesta di aver attestato falsamente di aver eseguito 32 interventi chirurgici, pur senza essere presente in sala operatoria. Sulla documentazione, infatti, vi era anche la sua firma. L'indagine condotta dai carabinieri del Nas di Napoli era partita a seguito di una serie di denunce. Residente a Pagani, 50enne, De Martino è un luminare del ramo e prestava servizio in una nota clinica di Napoli. Specializzato in cardiologia, è ora indiziato di falso ideologico e materiale, violenza privata e violenza o minaccia per costringere a commettere un reato. Questi ultimi reati gli vengono contestati in quanto avrebbe costretto alcuni suoi collaboratori a menzionare la sua presenza nell'equipe, malgrado in sala operatoria non ci fosse entrato. I falsi - la sua firma - sarebbe stata apposta su schede di dimissioni ospedaliere e cartelle cliniche. Dagli accertamenti eseguiti dai carabinieri del Nucleo Antisofisticazione e Sanità, è emerso che in quattro giorni, tra il 25 e il 28 febbraio 2020, avrebbe eseguito ben 32 interventi chirurgici di routine, sebbene fosse a Madonna di Campiglio. Nella documentazione divenuta oggetto d'indagine sarebbero state attestate anche circostanze false, legate agli stessi interventi, così come pareri discordanti rispetto a quanto riferito da altri medici. I carabinieri interrogarono le equipe mediche che avevano eseguito le operazioni e i componenti, così come gli infermieri, che avevano confermato la sua assenza in sala operatoria, anche se la sua firma sulle cartelle cliniche c'era.

La difesa del chirurgo

In un lungo interrogatorio, Giuseppe De Martino si era difeso, documentazione alla mano. Al giudice aveva ammesso di essersi trovato effettivamente fuori, sottolineando che le sue firme erano state apposte erroneamente sulle cartelle cliniche. Aveva specificato che la sua attività conta circa 4mila interventi l'anno e alla clinica venivano fatturati gli interventi dalla sua società, al di là se a eseguirli fosse stato lui o i suoi collaboratori. Riguardo, poi, la somministrazione di alcuni sedativi, spiegò che gli era consentita anche in assenza dell'anestesista. Su questo aspetto aveva presentato un memoriale con le linee guida approvate sia in Italia che da altri Stati, per giustificare tale scelta. Di contro, la Procura sostiene che chi non avesse obbedito alle sue disposizioni, rischiava il licenziamento. Con l'indagine chiusa, trascorreranno i canonici 20 giorni prima della richiesta di rinvio a giudizio. 

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