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Cronaca Pagani

Rivalità tra clan, la base logistica a Pagani: partito il processo

I tre imputati sono sottoposti al rito ordinario. La prossima udienza è fissata il diciotto gennaio prossimo, con le trascrizioni delle intercettazioni

Saranno le intercettazioni l’elemento chiave del processo sui clan di Poggiomarino, in asse con i paganesi e il ruolo dei due boss, entrambi col cognome Giugliano al vertice di due cosche in scontro aperto: il processo è partito giorni fa al tribunale di Torre Annunziata sono imputati Rosario Giugliano, “O’Minorenne”, già killer della nuova famiglia, la compagna T.C. e il figlio di lei, A.M. , componenti di vertice del gruppo paganese, secondo le ricostruzioni della procura distrettuale antimafia di Napoli.

Le accuse

I tre sono sottoposti al rito ordinario. La prossima udienza è fissata il diciotto gennaio prossimo, con le trascrizioni delle intercettazioni, elementi che dovranno sostanziare le ricostruzioni, partendo dai rapporti criminali tra i soggetti fino alle attività contestate dall’accusa. Le difese vogliono invece sentire gli imprenditori dell’area di Poggiomarino, provando a smontare l’assunto della Dda sull’egemonia criminale imposta e sull’esistenza stessa di una cosca facente capo al “minorenne” e ai suoi presunti accoliti. L’indagine è concentrata sullo scontro tra due organizzazioni criminali nel territorio di Poggiomarino, con riferimenti importanti a Pagani, dove il capo individuato era Rosario Giugliano, e rapporti con cosche calabresi della ‘Ndrangheta, impegnate entrambe nella gestione di droga sull’asse tra Napoli, le zone vesuviane e la Piana del Sele. I fatti si riferiscono al periodo compreso dal 2016 al febbraio 2020, in cui la Dda ha ricostruito estorsioni, intimidazioni e minacce incrociate, con i ruoli riconosciuti del capo, Rosario Giugliano, alias “O’minorenne”, con la compagna, anche lei coinvolta nel ruolo di intermediaria, madre di A.M. , anche lui imputato, ritenuto il luogotenente di Giugliano, reggente sul territorio per conto del capo. Il nucleo di Giugliano aveva a Pagani la sua cellula familiare, in rotta con il gruppo del contendente omonimo, non parente, Antonio Giugliano, il cui gruppo era invece retto dal figlio Giuseppe Giugliano. L’indagine ricostruisce la stesa organizzata da A.M. ai danni della Caffetteria Giugliano, gestita dai “nemici”, l'11 marzo 2017 in pieno centro a Poggiomarino, con una paranza a sparare per rivendicare il proprio controllo del territorio, mentre “O’minorenne” era detenuto

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