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Cronaca Pagani

Società di ortofrutta di Pagani in "affari con la camorra", nessuna prova: confisca revocata

E' stato annullato il provvedimento di confisca a carico di una società di prodotti ortofrutticoli gestita da un uomo di Pagani, ritenuto vicino ad un clan di camorra

E' stato annullato il provvedimento di confisca a carico di una società di prodotti ortofrutticoli gestita da un uomo di Pagani, M.C. , ritenuto vicino ad un clan di camorra. La società era finita nel mirino, insieme ai conti e ai beni correnti, per sproporzione tra entrate lecite e spese, con motivazioni di pericolosità sociale.

L'indagine

La Corte d’Appello di Salerno richiamava nel provvedimento di confisca la pericolosità dell'uomo per un procedimento di associazione camorristica, il processo “Criniera”, e altre pendenze e precedenti, «per aver costituito una società con la moglie di A.P.D. , cedendo a quest’ultimo la gestione di fatto dell’azienda durante la detenzione al fine di consentirgli di penetrare nel tessuto economico lecito». In attesa dell’esito del maxiprocesso “Criniera”, per la confisca attuale valeva il rapporto dell'uomo con A.P.D. La decisione di annullare la confisca, con una nuova pronuncia affidata ai giudici della Corte d’Appello di Salerno, è arrivata dai giudici della Suprema Corte di Cassazione, con l’accoglimento del ricorso presentato dalla difesa, per tutta una serie di ragioni riguardanti l’iter e la legittimità delle valutazioni svolte dai giudici di merito.

Le motivazioni

Dalle motivazioni, il ricorso è stato giudicato fondato per «genericità del provvedimento emesso dalla Corte d’Appello, riguardo la definizione di pericolosità dell’uomo». La confisca richiamava due sentenze di condanna risalente al 2000 e al 2015, rispettivamente per estorsione e minaccia, con carichi pendenti relativi a reati di lesioni e stalking. In un richiamato provvedimento di prevenzione emesso per l'uomo nel 2015, non erano indicati «i fatti posti a fondamento della pericolosità sociale». Per la Cassazione le argomentazioni sono generiche, con riferimenti a procedimenti finiti con esito assolutorio, senza alcuna condanna né riconoscimento di colpevolezza. «Non è indicato il periodo in cui è stata costituita la società confiscata, in cui sono stati acquistati i beni strumentali o aperti i conti correnti di pertinenza», scrivono i giudici. Infine, il giudizio di sproporzione tra i beni sottoposti a confisca e le attività economiche dell'indagato «è stato eseguito ignorando la documentazione prodotta dalla difesa sulla percezione di finanziamento non rimborsati da parte sua e dal suo nucleo familiare, senza prendere in esame i dati del bilancio della società interessata alla misura patrimoniale».
 

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