Offese e dediche scritte su diversi pezzi di legno: un messaggio che doveva essere d'amore ma che invece era l'ennesima prova di atteggiamenti maniacali e persecutori. L'autore è un 54enne di Pagani: la destinataria è anche la vittima, una 52enne diventata oggetto del suo desiderio. «Ti amo, mi devi chiamare». «Sei una grande tr..». «Ha scherzato molto, io sono mafioso, ti taglio la testa a te e T. ». Questi i messaggi lasciati, poi finiti in una denuncia ai carabinieri. Prima del loro invio, l’imputato finito a giudizio con decreto di citazione diretta, aveva portato avanti molestie più tradizionali. Dopo la conoscenza e l’infatuazione maturata per quella donna, lo stalker provò i primi approcci, tenendo una sorta di distanza, con numerose telefonate via cellulare, condite di apprezzamenti, inviti, offerte pressanti e finanche minacce, poi superate dagli oggetti, divenuti simbolo dell’attrazione nutrita per lei. 

In realtà il paganese aveva in mente anche altro: attraverso la scelta di una specie di souvenir, diviso in quattro singole parti, con messaggi simili ad uno “scarabeo” di parole, mostrò continuità nei suoi atteggiamenti persecutori. Il primo pezzo di legno lasciato fuori casa della vittima voleva essere un messaggio d'amore. Il secondo invece rappresentava un'offesa, mentre la terza e la quarta si riferivano a lei e al suo compagno, individuato quale ostacolo e per questo finito anche lui nelle frasi dirette a lei, che doveva per questo fare molta attenzione, ben sapendo di essere stata avvisata. Le conseguenze erano chiare con una minaccia di morte che concludeva il giro di avvicinamento. Da lì era arrivata la denuncia, per fatti commessi a Pagani il 27 ottobre e ora attesi dal vaglio del dibattimento processuale, dove l’uomo dovrà rispondere dell’accusa di stalking nei confronti della donna ora divenuta parte offesa dal reato.