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Cronaca Pagani

Pagani, traffico di droga: Cassazione rivede le condanne per "Taurania Revenge"

La sentenza ha chiuso senza un ulteriore rinvio il processo "Taurania Revenge" per tutti quegli imputati che avevano scelto il rito alternativo dopo l’esecuzione del blitz contro “Il sistema” della Lamia

La Corte di Cassazione ridetermina le pene per alcuni coinvolti nel processo "Taurania Revenge", ricalcolando gli anni di detenzione comminati in sede di processo d’Appello. I giudici hanno ridotto da sei anni a cinque anni e otto mesi per Salvatore Attienese, riducendo da quattro anni e otto mesi a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni per Alfonso Cascella e da quattro anni e sette mesi a quattro anni, cinque mesi e dieci giorni per Daniele Confessore. Per Nicola Malvone la pena passa da sette anni e nove mesi a sei anni e otto mesi, mentre per Christian Sem e Giovanni Vicidomini le pene passano a quattro anni e cinque mesi e dieci giorni di reclusione rispetto alle condanne di secondo grado a a 4 anni e sette mesi per Sem e ai 4 anni e nove mesi per Vicidomini. I giudici hanno rigettato, dichiarandoli inammissibili, i ricorsi presentati da Salvatore Di Maio, condannato ad un anno in secondo grado, Salvatore Granato Gagliardi, condannato a ad un anno e 4 mesi, Alfonso Pepe, classe 1979, condannato a sei anni e undici mesi, e Alfonso Pepe, classe 1980, condannato a otto anni. 

La sentenza ha chiuso senza un ulteriore rinvio il processo "Taurania Revenge" per tutti quegli imputati che avevano scelto il rito alternativo dopo l’esecuzione del blitz contro “Il sistema” della Lamia, organizzato per il traffico e lo spaccio di sostanze stupefacenti e gestito - secondo la Procura Antimafia - dal gruppo Fezza-Petrosino D’Auria. Le altre posizioni sono in attesa di sentenza, invece, davanti ai giudici del Tribunale di Nocera. Secondo le indagini il clan si sarebbe mosso come una holding criminale ripartendo lo spaccio al minuto, lasciato ai pusher. E rifornendosi di droga, in più occasioni, nelle zone del napoletan. Il sistema trattava droghe tipo cocaina, hashish e marijuana sotto il comando di Antonio D’Auria Petrosino e Francesco Fezza. 

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