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Cronaca Pagani

Pagani, installa telecamere ma riprendono anche proprietà del vicino: reclamo al giudice

È una questione di diritto e di privacy una storia rimessa ora nelle mani di un giudice, dopo un'archiviazione disposta dal gip di Nocera

Piazza una telecamera oltre il confine della proprietà privata del suo vicino di casa, scattano denunce. È una questione di diritto e di privacy una storia rimessa ora nelle mani di un giudice, dopo un'archiviazione disposta dal gip di Nocera

La storia

I fatti riguardano una telecamera piazzata dal vicino finito sotto inchiesta oltre il confine della proprietà privata del denunciante. In particolare la parte offesa, vistasi invasa dall’occhio elettronico, con le relative registrazioni video giudicate inopportune e contrarie alla legge, ha presentato il reclamo all’attenzione del tribunale monocratico, lamentando una mancata attività investigativa, con motivazioni non meritevoli di archiviazione. Secondo reclamo, il gip non avrebbe indicato le motivazioni del caso, senza spiegare perché altre indagini sarebbero inutili: l’omessa ricostruzione dell’iter evidenza il mancato esame delle richieste di parte. Da allora, la vicenda è andata avanti, con l’attuale richiesta di prove integrative, di tipo documentali, tra audizione della parte offesa, presente tra le richieste, con la permanenza del reato, «con l’indagata che continua dal 2017 a captare immagini della vita privata della parte offesa e della famiglia in spazi esclusivi». Agli atti sono presenti rilievi fotografici che fanno evincere, stando alla denuncia, palesemente come e quanto le telecamere siano puntate verso la proprietà della parte offesa, «soddisfacendo in tal modo l’elemento rimarcato dal gip, cioè che le telecamere siano puntate regolarmente su spazi di proprietà della parte offesa». A questo il reclamo aggiunge la sussistenza dell’elemento psicologico del reato, che per il gip è incerto: al contrario, dalla ricostruzione presentata, sarebbero continui e costanti i motivi di attrito precedenti, forti motivi di contrasto tra le parti, tali da porre le basi di un’azione deliberata e “puntata” nei riguardi della vittima della vicenda. Per quanto riguarda la presunta responsabile, lei stessa in quanto vicina ha subito in precedenza delle condanne, dopo procedimenti altri, su atti di punizione avanzati dalla parte offesa

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