rotate-mobile
Cronaca Pagani

"Tonino Esposito Ferraioli fu ucciso dalla camorra": le motivazioni dei giudici

Con le motivazioni della Corte d'Appello di Salerno, che aveva respinto il ricorso del Ministero dell'Interno, vengono elencati i motivi che fanno del giovane sindacalista una "vittima" della criminalità organizzata

"L'omicidio del sindacalista Antonio Esposito Ferraioli reca la firma della camorra". Sono pubbliche le motivazioni della Corte d'Appello di Salerno, contenute nella pronuncia che mesi fa aveva di fatto respinto il ricorso del Ministero dell'Interno, il quale aveva sostenuto non ci fossero elementi tali da permettere di riconoscere lo status di "vittima della criminalità organizzata" al giovane sindacalista. Il presidente Vincenzo Vignes, nel ripercorrere l'omicidio maturato in un agguato il 29 agosto 1978 in via Zito, a Pagani, spiega i motivi: "Nel caso di specie, la dinamica dell'agguato (affiancamento alla vittima in ore serali); l'uso dell'arma di particolare capacità micidiaria (fucile a pallettoni); la modalità efferata e plateale (omicidio consumato su pubblica via e senza silenziatore); la pregressa intimidazione alla presenza di altri sindacalisti (come riferito dalla collega Lucia Pagano, anch'essa vittima di un'intimidazione con colpi di fuoco esplosi sulla sua auto un anno prima); la consequenzialità logica e cronologica ad alcuni interventi di lotta sindacale (ottenimento della tredicesima per i lavoratori della Fatme gestita dal fratello di un noto boss locale e dalla denuncia sulla qualità scarsa del cibo, oltre che ai contrasti su ferie e minacce di licenziamenti ai dipendenti) sono tutti elementi sintomatici di un clima fortemente intimidatorio nel quale si muoveva il giovane Antonio Esposito Ferraioli, e di un ambiente omertoso nel quale si è consumato l'omicidio. Tutti elementi caratterizzanti la "finalità camorristica". I giudici richiamano, per meglio spiegare il contesto, gli interessi economici che giravano intorno alla gestione della mensa e chi, con l'opera del sindacalista, ne avrebbe avuto svantaggi: il boss Aniello De Vivo" 

Poi aggiunge: "Non può escludersi che l'omicidio si sia mosso in un ambito di criminalità organizzata di chiara matrice camorristica: il movente, le modalità e la finalità eliminatoria sono fortemente sintomatici del connotato di criminalità organizzata in cui si è maturato e portato a compimento il delitto ai danni della vittima designata. Ulteriore elemento è dato dalla mancanza di moventi alternativi nonchè dell'assenza di altri soggetti viventi. L'omicidio è riconducibile ad ambienti di criminalità organizzata in un territorio dilaniato da aspre guerre fra clan camorristici, ai quali la vittima era totalmente estranea ed ai quali, con la stringente azione rivendicatoria sindacale, aveva osato dar fastidio". "Tonino" morì per due colpi d'arma da fuoco alla schiena, esplosi alle 2 di notte da un'auto a fari spenti. In sede penale, ad occuparsi della vicenda furono gli avvocati Carlo De Martino e Monica Abagnara. In sede civile, invece, Alfonso Vuolo e Gerardo Ferraioli. Il riconoscimento di vittima della "criminalità organizzata" giunse dopo un ricorso presentato dal fratello del sindacalista, Mario. A contribuire alle indagini, le dichiarazioni di due sostituti procuratori dell'Antimafia che si occuparono del caso, insieme alla testimonianze di alcuni pentiti. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Tonino Esposito Ferraioli fu ucciso dalla camorra": le motivazioni dei giudici

SalernoToday è in caricamento