rotate-mobile
Cronaca Pagani

Antonio Esposito Ferraioli "resta" vittima della criminalità organizzata

La Corte d'Appello ha respinto il ricorso presentato dal Ministero degli Interni, confermando di fatto la matrice camorristica dietro la morte del giovane sindacalista di Pagani, morto all'età di 27 anni nel 1978

Il sindacalista Antonio "Tonino" Esposito Ferraioli, morto in un agguato il 29 agosto 1978, resta vittima della criminalità organizzata. A deciderlo la Corte d'Appello di Salerno, sezione Lavoro, che ha rigettato il ricorso del Ministero dell'Interno presentato il 30 dicembre 2015. Il ricorso era arrivato dopo una sentenza di primo grado che confermava la mano della camorra nel delitto del sindacalista paganese, pur non essendo mai stati individuati mandanti ed esecutori. La sentenza firmata dal giudice Carlo Mancuso circoscriveva l'omicidio alla gestione della mensa aziendale Fatme, dove Ferraioli lavorava in qualità di sindacalista. Nel 2014 il tribunale di Nocera riconobbe all'uomo lo status di vittima della camorra: stando a quanto raccolto dagli inquirenti, Ferraioli - che militava nella Cgil e svolgeva anche il ruolo di cuoco all'interno dell'azienda - era pronto a denunciare la cattiva qualità del cibo che arrivava quotidianamente presso il luogo dove lavorava. Cibo in cattivo stato di conservazione, con carne che risultava persino avariata. E con una gestione riconducibile a Giuseppe e Aniello De Vivo, «notoriamente legati ad ambienti camorristici». Gli elementi raccolti dalla magistratura parlarono di avvertimenti in quei giorni verso Ferraioli, così come confermato in sede di giudizio anche da altri sindacalisti, come Lucia Pagano. Del resto, oltre al sospetto di una gestione “parallela” della camorra, ad insospettire furono anche i furti che quotidianamente si consumavano ai danni dei tir diretti presso le aziende. Ferraioli non riuscì mai a denunciare quella situazione: morì a 27 anni, dopo un’inutile corsa in ospedale. 

Morì per due colpi d'arma da fuoco alla schiena, esplosi alle 2 di notte da un'auto a fari spenti, all’angolo di via Zito a Pagani. A portare in tribunale la sua storia, oltre alla battaglia "civile", il fratello Mario Esposito Ferraioli. In sede penale, ad occuparsi della vicenda furono gli avvocati Carlo De Martino e Monica Abagnara. In sede civile, invece, Alfonso Vuolo e Gerardo Ferraioli. Il riconoscimento di vittima della "criminalità organizzata" giunse dopo un ricorso presentato proprio dallo stesso fratello Mario. In precedenza, la Prefettura di Salerno aveva respinto un'istanza con la medesima richiesta, non essendo mai stati individuati mandanti ed esecutori della morte del 27enne sindacalista. Ma gli avvocati sostennero che si potesse prescindere dall'accertamento giudiziario delle responsabilità verso una o più persone, essendo l'omicidio maturato in un clima di tensione, da ascrivere alle organizzazioni camorristiche. A supporto della tesi, le modalità dell'agguato e le indagini che interessarono ambienti criminali e i loro interessi, specie dopo che l'Antimafia aprì un fascicolo dopo le dichiarazioni di alcuni pentiti. 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Antonio Esposito Ferraioli "resta" vittima della criminalità organizzata

SalernoToday è in caricamento