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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

"Liberare la pena": parte il progetto per la reintregazione dei detenuti

Si è tenuto ieri il convegno promosso dalla Caritas Diocesana, dal cappellano del Carcere, Don Rosario Petrone, parroco di San Eustachio Martire in Brignano, e dall'associazione "Migranti senza frontiere"

"Liberare la pena": questo l'emblematico titolo del progetto presentato, ieri sera, presso la Colonia San Giuseppe, nell'ambito del convegno promosso dalla Caritas Diocesana, dal cappellano del Carcere, Don Rosario Petrone, parroco di San Eustachio Martire in Brignano, e dall'associazione "Migranti senza frontiere". Destinatari del percorso, i detenuti e le persone in difficoltà sottoposte a misure alternative alla pena detentiva o messi alla prova: lo scopo è quello della riabilitazione e della re-inclusione sociale dei detenuti. "Il progetto nasce dalla volontà di rispondere alle esigenze dei detenuti che, spesso, vivono senza punti di riferimento, nè speranze di miglioramento per il futuro - ha spiegato l'anima del progetto, il cappellano della Casa Circondariale di Salerno, Don Rosario Petrone - Da casi e necessità concrete, dunque, è nata l'idea di fornire una possibilità reale di recupero e reintegrazione per i detenuti e le loro famiglie".

Le azioni

Diverse le azioni messe in campo che sono state illustrate dal segretario Carlo Sica di Migranti senza Frontiere: il progetto, infatti, prevede attività di sensibilizzazione sulla tematica per le scuole e le comunità parrocchiali, nonchè l'accompagnamento di detenzione domiciliare e l'housing sociale, presso la Domus Misericordiae sita a Brignano e poi assistenza, laboratori e, infine, i permessi premio con l'accoglienza presso la casa 70volte7, per consentire ai detenuti di poter trascorrere con i familiari il periodo di permesso ottenuto, supportati anche a livello psicologico, formativo, relazionale e spirituale. Ad intervenire alla presentazione, moderata dal presidente della Caritas Don Marco Russo, anche Samuele Ciambriello, Garante dei detenuti della Regione: "I detenuti devono perdere la libertà, non la dignità- ha osservato - La speranza, come diceva Sant'Agostino, ha due figli: l'indignazione e il coraggio. E oggi sembra manchino. Le carceri purtroppo hanno fallito: falliscono ogni volta che un detenuto torna in cella. E, peraltro, in carcere non finisce il camorrista, ma per lo più il tossicodipendente o gli arrestati per la legge Bossi-Fini. Necessitiamo di ponti e di figure sociali in grado di riabilitare il detenuto", ha concluso.
 

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