Reddito di cittadinanza ai camorristi e ai loro familiari: 6 denunce a Salerno
Le omissioni accertate hanno consentito agli indagati l’indebita percezione di fondi per oltre 30.000 euro, a partire dall’anno 2019. I responsabili sono stati così segnalati: adesso rischiano fino a sei anni di reclusione
Importante operazione della Guardia di Finanza di Salerno: sono state denunciate 6 persone, con gravi condanne alle spalle, che hanno ottenuto il reddito di cittadinanza senza averne titolo. Gli accertamenti delle Fiamme Gialle, in stretta sinergia e collaborazione con l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, hanno riguardato persone che, dall’incrocio delle banche dati in uso, risultavano avere precedenti per associazione mafiosa. Mediante lo scambio informativo con gli enti interessati, gli investigatori del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria sono così risaliti a quanti, tra questi, erano inclusi allo stesso tempo negli elenchi degli “aventi diritto”.
Le indagini
Tre di loro, pur di far risultare la regolarità della propria posizione, avevano prodotto delle autocertificazioni dalle quali nulla emergeva in merito alle condanne penali subite anni prima. Scoperti, poi, altri tre beneficiari che avevano compilato i moduli “tralasciando” di dichiarare l’esistenza, nel nucleo familiare, di persone vicine alla criminalità organizzata. Si tratta di circostanze che non avrebbero consentito l’accoglimento delle domande, considerato che la legge sul reddito di cittadinanza esclude chiunque abbia ricevuto, nei dieci anni precedenti, condanne definitive per delitti particolarmente gravi, come l’associazione a delinquere di stampo mafioso. Tale esclusione si estende peraltro ai membri del nucleo familiare, qualora nella domanda abbiano omesso di comunicare la specifica posizione del parente condannato. Diversamente, chi ha provveduto a dare l’informazione corretta riceve un contributo ridotto, ricalcolato sulla base dei soli componenti immuni da tali condanne.
I provvedimenti
Le omissioni accertate hanno consentito agli indagati l’indebita percezione di fondi per oltre 30.000 euro, a partire dall’anno 2019. I responsabili sono stati così segnalati: adesso rischiano fino a sei anni di reclusione. D’intesa con l’Inps, sono state già avviate le procedure per la revoca immediata del sussidio ed il recupero delle somme illecitamente intascate. La segnalazione all’Istituto ha impedito che siano erogate le spettanze già in pagamento nei prossimi mesi, evitando in questo modo un ulteriore esborso di 60 mila euro.