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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Referendum, elettore finisce in ospedale e non riesce a votare: "Una vergogna"

Roberto Costabile sceglie Salernotoday per denunciare l'incresciosa situazione che lo ha visto protagonista nella giornata di domenica

Non solo un ex docente disabile e Martina Castellana. Nel giorno del referendum costituzionale anche un altro cittadino salernitano non ha potuto esprimere la sua preferenza. Stiamo parlando del signor Roberto Costabile, residente a Salerno: “A causa di sopraggiunti motivi di salute – ci scrive il signor Costabile - non ho potuto recarmi nel seggio indicatomi dagli Uffici competenti bensì - giacché volenteroso di contribuire allo svolgimento della vita politica del mio amato Paese - ho dovuto far richiesta di usufruire dei seggi straordinari messi a disposizione all’interno delle strutture ospedaliere: nello specifico la Sezione 19 ubicata presso l’ospedale “G .Fucito”, di Mercato San Severino”.

Come da protocollo il signor Costabile ha inoltrato il modulo all’Amministrazione Sanitaria ed Amministrativa del nosocomio, la quale ha poi provveduto, intorno alle 13:20, ad inviare per mezzo fax la documentazione all’Ufficio Elettorale del Comune di Salerno. Ma qualcosa non è andata nel verso giusto.  “Alle ore 23, orario di chiusura dei seggi, il Comune – denuncia - non aveva provveduto a rilasciare la dovuta certificazione che mi permettesse di esprimere il mio diritto di voto. Non solo. Il Comune non ha mai risposto né al fax né ai continui solleciti telefonici dell’amministrazione ospedaliera. In altre parole, il Comune non si è né degnato di interessarsi al mio caso - non essendone neanche venuto a conoscenza giacché assente chi di dovere - né mi ha messo nelle condizioni di esercitare attivamente il mio ruolo di onesto cittadino. Ancora, sommessamente, posso dedurre che all’Ente non interessasse che un cittadino esprimesse - come da legge - la propria idea. Tale impedimento è stato registrato sul verbale dal presidente del seggio”.

Di qui l’amarezza del signor Costabile: “È forse questo un Paese in cui di democratico è rimasto ben poco? Bisogna rassegnarsi all’idea che io cittadino non abbia la possibilità di esprimere la mia idea perché la stessa burocrazia, mezzo attraverso il quale la democrazia dovrebbe tutelarmi e dovrebbe favorire il mio colloquio con gli organi amministrativi, è un limite invalicabile? Cosa ne è stato del “Governo del popolo” - democrazia per l’appunto - e della “Sovranità che appartiene al popolo”- art.1 della Costituzione -? Al di là delle personalissimi propensioni politiche, che comunque mi sono state impedite di esprimere, ci è stato fatto credere che - e cito non a caso lo slogan della campagna - bastasse un Sì per snellire e rendere più efficiente la burocrazia e la macchina politica di questa Nazione. Di contro, ci è stato anche fatto credere che tale sistema politico, con le proprie colpe e le proprie imperfezioni, non necessitasse di modifiche così radicali - dunque l’esprimere un voto negativo - e che fossero bastevoli altri tipi di manovre politiche, evidentemente conosciute e taciute dai nomi noti della nostra classe dirigente. Ora mi chiedo che senso possa mai avere, alla luce di questi fatti, il Referendum costituzionale. Me lo chiedo perché conscio che questo non è un episodio isolato. È un modus operandi tipico delle istituzioni che - in linea teorica - dovrebbero garantire la correttezza della vita civile e politica. Mi addolora pensare che, proprio nel giorno in cui si poteva esprimere realmente la propria preferenza ad un cambiamento così sostanziale, lo Stato, nei suoi più piccoli organi, sia venuto meno”.

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