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Cronaca

Treni, tra le dieci linee peggio d'Italia c'è la Taranto-Potenza-Salerno

E' quanto emerge dalla classifica elaborata da Legambiente attraverso la campagna "Pendolaria 2015" organizzata per comprendere com'è la vita di chi viaggia ogni giorno

Tra le dieci linee ferroviari peggio d’Italia c’è anche quella Taranto-Potenza-Salerno, che si colloca al settimo posto della classifica nazionale. E’ quanto emerge dall’analisi svolta da Legambiente, attraverso la sua campagna Pendolaria 2015, sulla situazione di maggiore disagio sulle linee ferroviarie italiane. Su questa linea di oltre 200 km di fondamentale importanza per i collegamenti interni tra Puglia, Basilicata e Campania, ma anche per i pendolari dei diversi centri lungo la linea, la situazione è ferma a 50 anni fa. I convogli non raggiungono i 50 km/h di velocità media e impiegano 1 ora e 47 minuti per collegare i 120 Km tra Potenza a Salerno, e 2 ore tra Potenza e Taranto (150 km). La beffa è che i ritardi sono all'ordine del giorno (quando i treni non subiscono soppressioni improvvise), nonostante la linea sia sostanzialmente vuota, visto che ci sono solamente 6 treni per direzione di marcia al giorno.

Le altre linee ferroviarie finiste nella lista nera di Legambiente sono in ordine: Roma-Lido, Alifana e Circumvesuviana, Chiasso-Rho, Verona-Rovigo, Reggio Calabria-Taranto, Messina-Catania-Siracusa, Novera-Varallo, Orte-Foligno-Fabriano, Genova-Acqui Terme. Dal report di Legambiente è evidente che le ragioni della situazione di disagio che vivono i pendolari sono chiare: i treni sono troppo vecchi e sempre di meno. Attualmente sono circa 3mila e 300 i treni in servizio nelle regioni con convogli di età media pari a 18,6 anni, con differenze però rilevanti da regione a regione. Inoltre dal 2010 a oggi, complessivamente, si possono stimare tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale proprio quando nel momento di crisi è aumentata la domanda di mobilità alternativa più economica rispetto all'auto, anche se con differenze tra le diverse regioni.

Tra il 2010 e il 2015, inoltre, il taglio ai servizi ferroviari è stato pari al 26% in Calabria, 19% in Basilicata, 15% in Campania, 12% in Sicilia. Mentre il record di aumento del costo dei biglietti è stato in Piemonte con +47%, mentre è stato del 41% in Liguria e del 25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento.
 

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