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Cronaca Angri

Rifiuti, sequestrato impianto di stoccaggio ad Angri

L'impianto, situato nei pressi di una scuola elementare, era già stato posto sequestro nel 2010: due persone sono state denunciate all'autorità giudiziaria

Era già stato sequestrato nel 2010 e questa mattina è stato nuovamente posto sotto sequestro dai carabinieri del nucleo operativo ecologico del comando provinciale di Salerno, agli ordini del capitano Giuseppe Ambrosone. Sigilli ad Angri all'impianto di stoccaggio provvisorio e trattamento di rifiuti speciali non pericolosi. Lo stabilimento sequestrato si trova nell'area PIP della città dell'agro nocerino sarnese, nei pressi di una scuola elementare. Il legale rappresentante della società ed il responsabile tecnico sono stati denunciati per violazioni al Codice dell'Ambiente e al Codice Penale, in relazione alle diverse irregolarità emerse nel corso di controlli effettuati dai militari del NOE insieme al personale dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpac). Il sequestro ha riguardato un'area di 8mila metri quadrati nello stabilimento.

L'impianto, in assenza di autorizzazioni, aveva subito delle modifiche sostanziali: l'impianto di triturazione dei rifiuti, fonte di emissione nell'atmosfera di sostanze derivanti dalla triturazione, era stato incrementato con l'installazione e/o la messa in esercizio di altri quattro impianti con lo stesso compito, tre dei quali all'interno del capannone ed uno sul piazzale. Tutti gli impianti, in violazione della legge, producevano emissioni nell'atmosfera.

I carabinieri del NOE hanno inoltre accertato "l'illecita gestione dell'attività di stoccaggio e trattamento di rifiuti speciali non pericolosi". Le quantità di rifiuti stoccabili secondo le autorizzazioni in possesso erano infatti state notevolmente superate: rifiuti da avviare al trattamento e depositati sui piazzali dello stabilimento in difformità delle autorizzazioni possedute ed in maniera incontrollata.

Non solo: i militari hanno potuto constatare la produzione di odori molesti derivanti dall'attività di triturazione dei rifiuti, odori molesti chiaramente avvertiti dai residenti nei pressi dello stabilimento e dei frequentatori della vicina scuola elementare Taverna. Infine, si legge in una nota dei militari del NOE, le due persone denunciate non avevano ottemperato, al momento dei controlli, alle prescrizioni imposte dal comune di Angri che, con apposite ordinanze, obbligava l'azienda - tra le altre cose - alla pulizia dei piazzali e vietava di depositare rifiuti all'esterno del capanonne, oltre al divieto di immissione in atmosfera di sostanze nocive, divieto di produzione di cattivi odori derivanti dallo stoccaggio dei rifiuti e al divieto di superare i quantitativi previsti dalle autorizzazioni.

Viste le premesse il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Nocera Inferiore Giovanna Pacifico ha emesso il decreto di sequestro preventivo su richiesta della procura della Repubblica di Nocera Inferiore, diretta dal procuratore capo Giancarlo Izzo. A coordinare l'indagine il sostituto procuratore Marielda Montefusco. Nel motivare la richiesta di sequestro il gip ha evidenziato la "necessità di tutelare la salute dei cittadini, in particolare modo quella dei bambini frequentanti il vicino plesso scolastico".

Questo è quanto evidenziava il gip in occasione del sequestro del 2010: “Fatto gravissimo che l’azienda opera accanto ad una scuola frequentata da bambini che vanno dai 3 ai 10 anni di età, i quali per lunghi periodi sono stati costretti a sopportare, per incapacità, approssimazione e interesse puramente economico dei gestori dell’azienda, l’inalazione di odori nauseabondi e la presenza di insetti. E questo, sebbene bastasse provvedere a minime accortezze, di volta in volta segnalate dalle varie autorità, come la copertura dei carrabili o la chiusura delle porte dei capannoni o la loro idonea ventilazione. La reiterata violazione delle più elementari regole non solo connesse alla gestione dei rifiuti, ma anche alla civile convivenza da parte dell’azienda, rimasta negli anni totalmente impermeabile alle legittime proteste della popolazione locale e prima ancora alle esigenze dei bambini, vittime dei suoi pestilenziali effluvi, impone il sequestro preventivo dell’impianto per lo stoccaggio e il trattamento dei rifiuti speciali".

 

 

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