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Cronaca

"Il pronto soccorso dell'ospedale non è lo sfogatoio dei disagi": parla Margaret Cittadino

Posti letto carenti nei reparti, le difficoltà croniche della medicina territoriale, fari puntati sulle vaccinazioni. La responsabile locale di Cittadinanzattiva, membro del tribunale per i diritti del Malato, chiede di potenziare l'assistenza domiciliare

"Il pronto soccorso degli ospedali non può e non deve essere il tappabuchi, lo sfogatoio". Margaret Cittadino, membro del tribunale per i diritti del Malato e responsabile locale di Cittadinanzattiva, analizza la situazione di cronico disagio che viene vissuta negli ospedali e che viene denunciata anche dai lettori. "Non ci risultano, al momento, incolonnamenti di ambulanze al Ruggi e ressa all'ingresso ma verificheremo e siamo pronti a vigilare", chiarisce. Le sottolineature, invece, riguardano "l'assenza di chiarezza che notiamo nella sanità, riguardo la comunicazione delle notizie utili e di servizio, e il mancato coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni importanti".

Lo scenario

"L'attenzione di tutti è rivolta alle vaccinazioni - dice Cittadino - Ci contattano tante persone per segnalare code, disagi, disservizi. Non evidenziamo ressa, al momento, al pronto soccorso, intesa come ambulanze in fila, in attesa di consegnare pazienti al personale preposto. La situazione, però, non è delle migliori e il Covid ha complicato tutto. In particolare, non c'è verifica di quanti siano i posti letto realmente attivi negli altri reparti e questa situazione di incertezza, in divenire, rischia di intasare il pronto soccorso: se il posto non si libera, il paziente staziona in pronto soccorso e non viene indirizzato. Poi c'è il problema dei percorsi: il paziente che ha manifesti sintomi di Coronavirus deve attenersi in ogni caso ad un iter che prevede una serie di controlli al Ruggi. Solo dopo - molto dopo, perché la media è quattro, cinque ore - viene smistato all'ospedale Da Procida". 

La criticità

Margaret Cittadino accende i riflettori soprattutto sulla medicina territoriale. "Nessuno ne parla più - sbotta - e invece è il primo step, ma pure quello nel quale registriamo le maggiori criticità. L'utente non trova risposta nel territorio: se deve fare l'elettrocardiogramma, se ha bisogno di un catetere, se ha la glicemia alta, trova sfogo solo nel pronto soccorso, soprattutto nelle ore serali e notturne. Se, dunque, la svolta è la costruzione di case della salute e la costituzione, il potenziamento della medicina territoriale, è ora di cominciare a lavorare subito su questi obiettivi. Assistiamo, in queste ore, a feroci attacchi ai medici base, riguardo il proprio orario di lavoro. Il problema è duplice: i medici di base sono insoddisfatti e ritengono di essere sotto pressione; i cittadini lamentano assistenza carente, una chimera la presenza di medici a domicilio". Poi le Usca: "La gara d'appalto per le attrezzature è partita quindici giorni fa: non avevano strumenti per diagnosi e terapia a domicilio. Bisogna affrontare problemi prevenendo le necessità. I decreti nazionali e regionali erano vecchi di febbraio ma per attuarli ci sono voluti mesi e questo è un paradosso. La situazione è di instabilità e l'assenza di posti letto, anche in provincia, complica le cose: la riduzione registrata a Cava de' Tirreni ed a Mercato San Severino rende tutto più difficile".

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