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Cronaca

Anno giudiziario 2020, la lettera dell'Aiga: "La nostra giustizia lontana ancora dal cambiamento"

In una lettera l'Associazione Italiana Giovani Avvocati condivide preoccupazioni e speranze per il settore giustizia, affrontando il nodo riforme, come la prescrizione ma anche la lentezza della macchina giustizia e il ruolo degli avvocati

"Ad oggi possiamo ancora affermare che la Giustizia sia davvero un diritto?", in una lunga lettera l'Associazione Italiana Giovani Avvocati di Salerno condivide le sue preoccupazioni ma anche speranze per il settore giustizia, per le sue riforme, il nodo prescrizione e l'emergenza da Covid-19 che ha inevitabilmente rallentato una macchina non sempre funzionante. La lettera è firmata dal presidente della sezione Salerno dell'Aiga, Anna Allegro

Non si può certamente affermare che l’anno appena concluso abbia rappresentato quel cambiamento tanto agognato da tutti noi Avvocati o abbia posto le basi per un nuovo inizio. Ipotesi di riforma del diritto processuale civile e penale destinate alla inefficacia, sfruttamento eccessivo della Magistratura onoraria, perdurante irragionevole durata dei processi, uffici giudiziari inagibili, compressione delle garanzie dell’imputato, contumelie nei confronti dell’Avvocatura e violenze perpetrate ai danni di Colleghi hanno segnato questo deludente anno. Permettetemi subito di inviare un abbraccio alla cara Collega Mariangela Di Biase, componente della Giunta nazionale AIGA, vittima di un vile gesto nell’esercizio della nostra professione, e di ricordare i tanti Colleghi, anche giovanissimi, che hanno pagato sulla loro pelle il sentimento di sfiducia che c’è verso la Giustizia ed il ruolo in prima linea, accanto ai cittadini, svolto dall’Avvocatura.

"Il danno maggiore è pagato dai nostri giovani colleghi"

La prima riflessione cade inevitabilmente sulle riforme che -a detta dell'Aiga - invece di migliorare il sistema giustizia, lo hanno invece danneggiato. "Da diversi anni il nostro Paese vive una situazione politico-economico-sociale di continua emergenza che ha, inevitabilmente, interessato il sistema giustizia ed il mondo forense, costantemente sotto attacco di innumerevoli, schizofreniche ed illogiche riforme.  Le condizioni in cui, quotidianamente, Noi Avvocati siamo costretti a svolgere la professione sono sconfortanti ed il prezzo maggiore viene pagato dai nostri Colleghi più giovani, che non trovano nella professione il giusto riconoscimento dello sforzo profuso in anni di studi, e dai cittadini che vivono una Giustizia lenta e che appare ingiusta. Ed allora, la pregevole proposta avanzata dal CNF di riconoscimento dell’Avvocato in Costituzione, che nasce dall’illuminata idea di rafforzare la libertà e l’autonomia del professionista riconoscendone il ruolo pubblicistico, finisce per scontrarsi con le distorte, infamanti, percezioni dell’Avvocatura che alcune voci tentano di offrire all’immaginario collettivo. Parimenti, l’innovativa e rivoluzionaria idea promossa dalla Consulta di aprire il processo costituzionale alla società civile, in linea con quanto già fatto da altre Corti straniere, al fine di ampliare il contraddittorio ai corpi intermedi e alle organizzazioni non governative, cozza con un sistema giudiziario burocratico e legato che genera una sensazione di sostanziale sfiducia ed appare sempre meno a servizio del cittadino, in cui verità sostanziale e processuale continuano a marcare spesso un divario intollerabile, generando una sensazione di sostanziale ingiustizia e sfiducia verso un Sistema che all’esterno appare sempre più autoreferenziale e sempre meno a servizio del cittadino"

"Diciamo no alla riforma Bonafede"

C' è poi il tema della riforma attuale del Ministro della Giustizia, che non trova consensi nella maggior parte dell'avvocatura. Non solo, anche le impugnazioni per il gratuito patrocinio, oltre al ruolo dell'avvocato nelle aule di tribunale e alla riforma della prescrizione. "E così, a fronte quindi di iniziative ammirevoli e significative per uno Stato di diritto, troviamo provvedimenti Governativi che le vanificano e snaturano perché intenti più ad attuare strampalati programmi elettorali che a pianificare e garantire il bene del Paese. AIGA non si è mai sottratta dal manifestare con profondo e vivo disappunto ciò a cui stiamo assistendo, partecipando attivamente ad ogni tavolo ministeriale, ad ogni incontro istituzionale e fornendo un contributo reale e concreto per la salvaguardia dei diritti fondanti il nostro Stato e dei valori e principi della nostra professione. Attaccare istituti a garanzia dei diritti dei cittadini è un’operazione irricevibile. E non soltanto per l’errata idea che istituti come le impugnazioni o il Patrocinio a Spese dello Stato siano da rivedere per evitare un presunto abuso da parte dei difensori, ma soprattutto per la distorta visione del nostro ruolo nel processo che viene non di rado offerta ai cittadini. E questo, a parere dell’AIGA, è il male peggiore perché non permette alla comunità di percepire realisticamente cosa accade nelle aule dei Tribunali, e lede profondamente il decoro e la dignità della categoria forense contribuendo a rendere sempre meno efficiente, operativa e garantista la Giustizia. Siamo qui addetti ai lavori e sappiamo bene che non è negli atti degli avvocati che si annidano i germi del malfunzionamento del nostro attuale ingiusto Sistema giudiziario. Anzi, l’Avvocatura sopperisce alle carenze del Sistema e alla sete di Giustizia delle varie componenti della società nelle aule dei Tribunali e fuori, dove istituti come la mediaconciliazione, sebbene migliorabili, hanno comunque mostrato quale fosse la direzione giusta da seguire. Netta è la contrarietà dell’AIGA alla riforma sulla sospensione della prescrizione: una battaglia di civiltà giuridica da combattere fino in fondo e che non può essere confinata nell’ambito della trattativa politica ma necessita di un confronto con gli operatori del settore ed una operazione di verità, che faccia crescere la cultura del Paese e rifugga logiche mistificatorie e chiacchiere da bar. Qualsiasi soluzione diversa dalla abrogazione della riforma Bonafede non può trovare il consenso dell’AIGA. In particolare, l’ipotesi attualmente al vaglio del Governo, di prevedere meccanismi diversi della prescrizione, a seconda che gli imputati siano stati condannati o assolti alla fine del processo di primo grado, aggiunge un ulteriore profilo di palese incostituzionalità, tale da rendere la proposta inaccettabile".

"Giustizia lenta, il caso Salerno"

Il problema della giustizia lenta viene spesso addebitata agli avvocati. Nella lettera, l'Aiga replica a quello che sembra essere un pensiero comune, entrando nel vivo del problema. "E qui non si può tacere come vada respinta la censurabile idea, che si prova a instillare da anni, spesso anche con l’avallo di certe parti della Magistratura, che la responsabilità delle lungaggini della Macchina Giustizia sia imputabile agli Avvocati, trascurando completamente le reali problematiche che affliggono il nostro sistema giudiziario, dai procedimenti farraginosi, con fasi che sono oramai preservate a meri simulacri di garanzie processuali, alla gravissima carenza di organico che si registra in quasi tutte le Corti d’Appello italiane. Salerno continua ad essere un crocevia del percorso dei Magistrati verso altre sedi giudiziarie, con fascicoli che passano da un Giudicante all’altro, impossibilitati a decidere in attesa della agognata assegnazione definitiva del ruolo, almeno fino al nuovo crocevia. Due esempi per tutti sono il ruolo delle esecuzioni immobiliari, che ha visto nell’ultimo anno avvicendarsi almeno cinque Magistrati con ripercussioni gravissime sul regolare andamento dei procedimenti, e la carenza di personale negli Uffici del Giudice di Pace"

Le situazioni nei tribunali di Provincia

La lettera affronta poi i problemi presenti nelle varie circoscrizioni giudiziarie, da Vallo a Nocera Inferiore. "Il Tribunale di Vallo della Lucania, in questo, è diventato emblema nazionale di sospensione del Potere e della Funzione giudiziaria, con ruoli congelati in perenne attesa di Magistrati che vadano a rimettere in moto la macchina dello Stato. Nocera Inferiore è purtroppo salita anche lei alle cronache per la censurabile iniziativa del bando di volontariato qualificato presso l’Ufficio del Giudice di Pace, licenziato dal Consiglio dell’Ordine e dalla Presidenza del Tribunale: scaricare sulla vita ed il futuro dei più giovani che si stanno formando ed approcciando alla professione forense non è la soluzione alle endemiche carenze ed inefficienze degli Uffici giudiziari. I ruoli di udienza continuano ad essere stracolmi ed ingestibili per i Giudici, spesso costretti a trascorrere la maggior parte della udienza in mere attività di smistamento o rinvio dei procedimenti. Su questo occorrerebbe operare anche una rivalutazione dell’attuale protocollo delle udienze penali, perché demandare ad ora tarda i processi che vanno celebrati, con attività istruttorie e discussioni, non consente né ai Giudici, né all’Accusa e né alla Difesa di svolgere al meglio la propria opera e costringe anche i testimoni cittadini ed Ufficiali di polizia giudiziaria, puntualmente convocati di prima mattina come testimoni, ad estenuanti inutili attese. In quest’ottica, la predisposizione dei ruoli di udienza per fasce orarie, già adottata da molti Giudici, andrebbe estesa a tutte le Sezioni di Corte di Appello e dei Tribunali, sia penali che civili, disponendone poi la pubblicazione sui portali internet istituzionali o su quelli dei Consigli dell’Ordine, così come in casi lodevoli parzialmente già accade. Occorre poi una maggiore attenzione a garantire il rispetto, da parte di tutti, del protocollo delle udienze civili che abbiamo ratificato di recente e, seguendo la proficua esperienza fatta, convenire assieme una forma unica di verbalizzazione in udienza per tutte le Sezioni di Tribunale, evitando ai Colleghi dubbi su come approcciarsi, di mattina in mattina, alle varie udienze. Su questo, proprio la proficua esperienza del protocollo di udienza, con la interlocuzione delle varie parti, ha segnato la giusta via da seguire. Occorrono poi tempi più celeri per le liquidazioni dei patrocini a spese dello Stato, anche per evitare nuove condanne dall’Unione Europea, e dei mandati di pagamento nelle esecuzioni immobiliari. La nostra Associazione si batte da sempre per cercare di risolvere le continue difficoltà incontrate dai Giovani Avvocati, bene allora la conferma, anche per il 2020, del regime di flat tax, laddove ogni nuova riforma nasconde anche una nuova insidia: ecco, dunque, esprimere condivisione per la conferma, anche per il 2020, del regime di flat tax  nonché l’incentivo all’utilizzo della fatturazione elettronica con riduzione di 1 anno dei termini ordinari per le attività di accertamento"

L'equo compenso, la vera battaglia

Ultimo, ma non meno importante problema, è quello legato all'equo compenso e alle tariffe decise dalle pubbliche amministrazioni, definite "inaccettbili" specie per i giovani professionisti. "La vera battaglia è la difesa del principio dell’Equo Compenso, baluardo di dignità e decoro della nostra professione, troppo spesso ancora disatteso dalle Pubbliche Amministrazioni in loro intollerabili bandi di incarico; incarichi che anche nella nostra realtà, laddove non umiliano la professione con compensi inaccettabili, sono inaccessibili ai giovani professionisti, rifuggendo da qualsiasi meccanismo di trasparente e naturale, dovuta, rotazione. Qualcosa si è mosso nella nostra Corte di Appello, grazie alla pregevole opera ed attenzione manifestata ai livelli più alti della Magistratura, ma resta tanto da fare nei singoli Tribunali, nelle Sezioni e Procure e, soprattutto, negli Enti ed Amministrazioni pubbliche e nelle realtà societarie controllate e partecipate. AIGA c’è: da anni la nostra Sezione ha approntato e messo gratuitamente a disposizione di tutti gli Enti e soggetti interessati un format di regolamento per la costituzione di short-list, già adottato in qualche realtà più virtuosa, che mira a garantire la massima trasparenza nell’assegnazione degli incarichi, fondandosi sul criterio della rotazione e scorrimento progressivo delle liste dei professionisti. 
AIGA continua a battersi e farsi parte attiva sulle modalità di svolgimento della pratica forense e di accesso alla professione e sull’annosa vicenda dell’iscrizione all’Albo Speciale per il patrocinio dinanzi le giurisdizioni superiori, dove si è fatta come sempre parte attiva, inviando a tutti i componenti della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati una proposta di emendamento per la riforma o per la previsione di un’ulteriore proroga del regime transitorio. Potremmo dire che quest’anno abbiamo salutato ufficialmente l’apertura della nostra Cittadella Giudiziaria, celebrando qui questa cerimonia, ma c’è già qualche infiltrazione di troppo, qualche inattesa doccia nei corridoi, mura crepate ed ascensori insufficienti e mal funzionanti: anche su questo, il Governo non creda quindi di aver esaurito il suo compito"

Spazi inadeguati

Non dimentichiamo che il vecchio Palazzo, davanti al quale stamane siamo passati un po’ tutti con una punta di nostalgia, nella sua limitata volumetria, aveva un spazio, la nobile aula “Parrilli”, che è stato luogo di crescita formativa e culturale dell’Avvocatura e di tutti i protagonisti del Sistema Giustizia. Spazio che la moderna Cittadella non offre, e che qui rivendichiamo ancora una volta perché è una carenza grave, non solo per l’Associazionismo, perché che rischia di far diventare queste mura solo il freddo luogo in cui si celebrano le udienze ed amministra la Giustizia, avulso da noi, dai nostri studi, dalle spinte culturali che animano la nostra categoria e dalla stessa Città in cui sorge. Questi sono soltanto alcuni esempi di come AIGA c’è, accanto ai Giovani Avvocati, auspicando un’Avvocatura più unita, meno attenta a coltivare i propri orticelli. La sempre maggiore specializzazione che si chiede alla nostra professione non deve essere motivo di disinteresse verso ciò che accade negli altri settori del diritto, perché questa forma di settorializzazione ci frammenta ed indebolisce in quella che dovrebbe essere una battaglia di Tutti gli addetti ai lavori per il bene di uno Stato di Diritto. Un paese che si definisce civile deve avere una Giustizia che funzioni, altrimenti non è un paese civile e non lo sarà mai. Come ha osservato il sociologo Charles Hamson ormai molti anni fa, “è nelle sue istituzioni giuridiche che le caratteristiche di un paese civilizzato sono più chiaramente rivelate, non solo e non tanto nel suo diritto sostanziale quanto nella pratica e nella procedura seguita nei suoi tribunali”.

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