Spaccio nel carcere di Salerno: l'inchiesta mira a scoprire altre "guardie" infedeli
Sono due detenuti, sentiti dagli inquirenti durante le indagini, a parlare di un sistema di complicità che riguardava più agenti in servizio nel carcere di Salerno
Tanta droga, ma anche telefonini, che entravano in carcere grazie all’abilità dei familiari dei detenuti nel nasconderli o nel lanciarli oltre il recito del penitenziario di Salerno. Eppure, non era solo questo il metodo. Secondo la Dda di Salerno, sui traffici illeciti scoperti giorni fa dopo l'ultimo maxi blitz concentrato nel carcere di Fuorni, vi sarebbe stata la complicità di altre guardie penitenziarie, non ancora individuate dagli inquirenti.
L'indagine
Sullo sfondo c'è l'indagine dell'Antimafia su due gruppi criminali che avrebbero gestito lo spaccio all'interno del carcere di Fuorni, la prima capeggiata da un nocerino pregiudicato ed un esponente di un clan napoletano, l'altra da L.A. Sono due detenuti, sentiti dagli inquirenti durante le indagini, a parlare di un sistema di complicità che riguardava più agenti in servizio nel carcere di Salerno. Non si tratta solo di "Guantino", come sarebbe stato chiamato l'unico agente arrestato dopo il blitz, che in un'occasione fu premiato con 500 euro per aver portato dentro Fuorni della droga. Ci sarebbero anche "P38", "Mareblu" e "Parrucchino", tutti soprannomi di agenti presumibilmente corrotti, che consentivano il passaggio di ogni cosa dall'esterno all'interno del carcere. Avrebbero lavorato - sempre secondo i due detenuti - in ruoli chiave, come la sezione colloqui o della vigilanza. "Mareblu - racconta un detenuto - in servizio ai colloqui, prende 2000 euro a settimane, mille il lunedì e mille il giovedì, consegnati in un bar poco lontano dal carcere". A pagarlo sarebbero il nocerino M.C. e i familiari del napoletano. Non solo la droga veniva venduta tra i detenuti, ma anche le stecche di sigarette, utilizzate come oggetto di scambio. Uno dei detenuti riuscirà a farne uscire una decina, per consegnarle ai familiari quale provento dello spaccio. Qualche agente avrebbe fatto finta di non vedere lo spaccio tra le celle, a differenza di altre guardie penitenziarie, invece, che scoprirono diversi traffici illeciti nel passato. Circostanze sulle quali la Dda sta ancora indagando.