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Cronaca

Droga e telefonini a Fuorni, due gruppi gestivano il "sistema": 30 condanne

Trenta gli imputati, tra i quali anche una guardia penitenziaria, accusata di aver fatto da tramite con l'esterno per far entrare in carcere droga e telefoni cellulari

Spaccio nel carcere di Fuorni, oltre 190 anni di carcere ottenuti dall'Antimafia e decisi dal gup, con rito abbreviato ieri mattina, per i componenti di due gruppi criminali, individuati a seguito di un'indagine condotta dalla Squadra Mobile di Salerno. Trenta gli imputati, tra i quali anche una guardia penitenziaria, accusata di aver fatto da tramite con l'esterno per far entrare in carcere droga e telefoni cellulari, condannata a 3 anni e 4 mesi di reclusione

I due gruppi criminali

Uno dei due gruppi - secondo le accuse - faceva riferimento al nocerino Michele Cuomo (per lui la pena è stata di 17 anni e 8 mesi), al centro di diverse inchieste di camorra, ritenuto capo promotore, accusato di associazione finalizzata al traffico di droga. Alte le condanne - dai 16 ai 17 anni - per gli ulteriori imputati ritenuti suoi sodali. Uno di questi, ritenuto interno ad un clan di Napoli, è stato giudicato colpevole a 4 anni e 4 mesi di carcere. Per M.C. , nocerino, è invece caduta l'accusa di traffico di droga. L'altro gruppo - proveniente dalla zona Sud di Salerno - vedeva a capo Luigi Albergatore, condannato ad una pena di 15 anni e 6 mesi. Per lui anche due assoluzioni, così come per altri otto imputati a lui collegati. E' stato invece assolto G.D.A. , paganese, per l'unico capo d'accusa riguardo una presunta vendita di mezzo chilo di marijuana. Nel collegio difensivo c'erano gli avvocati Gregorio Sorrento, Francesco Vicidomini, Gaetano Morra, Giuseppe Della Monica, Stefania Pierro, Michele Sarno, Bonaventura Carrara e Matteo Feccia. Per le altre 19 posizioni ci sarà invece il rito ordinario, dunque il dibattimento, che sarà affrontato da diversi nocerini che pure furono collocati all’interno del primo gruppo criminale. 

Le guardie "infedeli", l'indagine

Le accuse

Oltre all'associazione a delinquere  finalizzata allo spaccio, il resto delle accuse comprende detenzione di armi da fuoco, spaccio semplice, spari in luogo pubblico ed estorsione. Le indagini - un grosso  contributo arrivò dalle intercettazioni telefoniche e ambientali - partirono dopo una serie di pestaggi in carcere subiti da alcuni detenuti, che in un caso avrebbero mancato  di rispetto ai "capi" per essersi rifiutati di nascondere droga e cellulari. La Dda ne aveva ascoltati due, ricostruendo così i profili dei maggiori indagati. La droga entrava in  carcere in diversi modi, così come i cellulari, al punto che i detenuti erano riusciti a gestire e coordinare delle piazze di spaccio sia all'interno che all'esterno di Fuorni, come nel caso di Nocera Inferiore. Proprio qui, l'inchiesta dimostrò come il gruppo gestisse due piazze di spaccio anche nella città dell'Agro nocerino. I ruoli contestati dalla Dda, oltre a quelli di promotore, erano per alcuni di interni all'associazione, così come di fornitori. Caduta, sempre per i nocerini, l'aggravante del metodo mafioso relativo ad un capo d'accusa di estorsione

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