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Cronaca Sant'Egidio del Monte Albino

Sant'Egidio del Monte Albino: violenta rapina ad imprenditore: chiesti 28 anni di carcere

I due albanesi, ritenuti componenti di una banda dedita alle rapine che agiva nel napoletano, sono accusati di aver rapinato e pestato un imprenditore nella frazione di San Lorenzo, a Sant'Egidio. Per entrambi, il pm ha chiesto 14 anni

La Procura di Nocera Inferiore ha chiesto 28 anni di carcere complessivi per i due albanesi accusati di una rapina a Sant'Egidio del Monte Albino nel dicembre 2015, a danno di un imprenditore del posto. La richiesta è stata avanzata dalla procura la settimana scorsa, in udienza preliminare, davanti al gip Giovanna Pacifico. Sono Lefter Xheleka e Ardit Jakimi, arrestati dai carabinieri di Casoria nel 2016 per una serie di rapine commesse a cavallo dell'Agro nocerino e zone del napoletano. L'unico episodio, quello a Sant'Egidio, fece scattare la competenza territoriale per il distretto di Nocera Inferiore. I due stranieri, secondo quanto ricostruito dai magistrati napoletani, penetrarono in una villa a Sant'Egidio del Monte Albino dando vita ad una scena degna del film "Arancia Meccanica". Non appena l'uomo rincasò, beccò i due stranieri a trafugare gioielli e preziosi. Uno dei due gli puntò una pistola al volto, senza riuscire a sparare. Il complice, allora, colpì con violenza il proprietario dell'appartamento con una chiave inglese, procurandogli ferite in testa e in bocca, con qualche dente rotto. La banda, composta anche da un'altra persona, aveva consumato altre rapine tra la Campania e la Basilicata. Il 16 marzo il giudice emetterà la sua sentenza

Sono accusati di rapina aggravata e tentato omicidio, oltre a essere ritenuti parte di una banda molto più vasta. Il modus operandi era brutale, stando alle indagini dei carabinieri di Napoli: irruzione ville isolate, violenza sulle vittime, minacce di morte. Il gruppo sarebbe stato composto da almeno otto persone. Le auto utilizzate per i colpi venivano modificate con un sistema che serviva al cambio repentino delle targhe. Una volta fatta irruzione nelle case da rapinare, si coprivano con passamontagna, tute scure e imbracciando armi. Decisive per l'identificazione di alcuni di loro, la testimonianza delle vittime. Il prossimo 16 marzo toccherà al secondo degli avvocati difensori fare la sua arringa, prima della decisione del giudice
 

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