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Cronaca Sant'Egidio del Monte Albino

Omicidio della piccola Jolanda, due nuove perizie in Appello: indagini su autopsia e una maglia

I consulenti saranno nominati oggi in aula, per stabilire le cause della morte, in una prima relazione, e per analizzare le macchie sulla maglietta del padre, Giuseppe Passariello, intrista secondo la difesa del vomito della figlia, così come sul cuscino ritenuto l'oggetto usato per soffocare la piccola. 

Due superperizie per l’omicidio di Jolanda Passariello sono state disposte dalla Corte d’Assise d’Appello del Tribunale di Salerno, in apertura del secondo grado di giudizio. I consulenti saranno nominati oggi in aula, per stabilire le cause della morte, in una prima relazione, e per analizzare le macchie sulla maglietta del padre, Giuseppe Passariello, intrista secondo la difesa del vomito della figlia, così come sul cuscino ritenuto dalla Procura l'oggetto utilizzato per soffocare la piccola. 

La storia

La piccola, di otto mesi, secondo sentenza di primo grado fu uccisa dai genitori Giuseppe Passariello e Immacolata Monti, riconosciuti responsabili in concorso dell’accusa di omicidio e condannati rispettivamente all’ergastolo, il padre, e a 24 anni la madre, ad aprile scorso. La piccola fu trovata morta tra il 21 e il 22 giugno del 2019 nella casa dei due a Sant’Egidio del Monte Albino, con l’inchiesta ad individuare responsabilità a carico dei genitori fin dalle prime ore dal delitto. Il dibattimento di primo grado si è retto in gran parte sulla relazione peritale curata su disposizione della pubblica accusa, con l’indagine seguita dal pubblico ministero Roberto Lenza , con il corredo di intercettazioni ambientali a raccontare l’intero quadro dell’episodio. Sulla consulenza la difesa aveva sollevato dubbi fin dal principio, chiedendo integrazioni e ulteriori vagli nel corso del dibattimento. La nota tecnica decisiva contiene gli elementi chiave, a partire dal cuscino adoperato quale elemento esterno per il soffocamento della bimba, arma impropria adoperata fino a provocare le lesioni rinvenute sul resto del corpo e sul volto, risultato di maltrattamenti - sempre secondo la sentenza - durati quindici giorni, sul corpo della piccina. Risultato di cure inadeguate, da parte dei genitori, a loro volta accusati di non aver saputo badare alla piccola. L’inchiesta registrò un interrogatorio incrociato svolto in commissariato a Nocera Inferiore, con delle intercettazioni ambientali riportate in una nota. Tra i due fu tentato un maldestro accordo, poco prima di rispondere alle domande del magistrato.

La sentenza di primo grado: "Corpo martoriato"

«Se ci scoprono siamo finiti», si dissero a vicenda, per imbastire una forma di difesa ed evitare il carcere. Ragionando anche sull'eventualità di gettare il cuscino, prima dei controlli in casa della polizia. Il pm Lenza aveva chiesto l’ergastolo per entrambi. Per l’accusa non c’erano mai stati dubbi sulla responsabilità penale dei due rispetto alla morte della bimba, deceduta in casa con gravi lesioni, con la causa individuata in un soffocamento fatale.

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